Cosa è cambiato? Estasiati, sorpresi, un pizzico incuriositi: è la domanda che tutti si fanno. Il Musetti dei sogni si è materializzato al Foro Italico. Non è accaduto all’improvviso, non è una magia della notte: è il frutto di un vento che ha iniziato a soffiare un anno e mezzo fa, spazzando le fragilità di un ragazzo che aveva chiuso il 2023 senza energie per lottare davanti alle avversità. Una volta ammesso il problema, Lorenzo si è ricostruito passo dopo passo con l’aiuto di chi lo ha cresciuto dal giorno zero, Simone Tartarini. Un anno e mezzo dopo l’Italia applaude le gesta di un Top 10, già certo del nuovo best ranking da numero 8 ATP, migliorabile con l’approdo in finale.
Musetti attende la sfida con Alcaraz
Nella semifinale odierna (ore 15.30) lo attende il match da sogno contro Carlos Alcaraz. Lui e Sinner sono i pesi massimi del tennis mondiali, residenti su un altro pianeta. Muso li ammira ancora con lo sguardo rivolto al cielo, ma senza timori reverenziali. Dopo la finale a Montecarlo e la semifinale a Madrid, c’è la chance di scrivere un nuovo capitolo di storia. Il carrarese ha imparato a capitalizzare il proprio talento, maturando senza snaturarsi. Per esempio, è arrivato dov’è oggi senza cambiare apertura del dritto o avvicinare sensibilmente la posizione di risposta: due aspetti spesso criticati dal grande pubblico. Musetti si sta evolvendo, lo sta facendo a modo suo. «È farina del mio sacco, potremmo dire. Nessun mental coach mi ha aiutato - ha spiegato Musetti dopo il successo nei quarti contro Zverev - Sono migliorato con il lavoro quotidiano e la settimana di Montecarlo mi ha fatto ingranare. I risultati non arrivavano a inizio stagione, ma era già da un po’ che mi sentivo bene in campo».
Genio e soluzioni
Le lezioni di tennis impartite a Medvedev e Zverev sono frutto di un’inedita capacità di leggere e, se necessario, cambiare il match in corsa. I lampi di genio adesso non sono più fuochi d’artificio fini a sé stessi, ma strumenti per un tennis fatto di variazioni, ritmi spezzati e soluzioni intelligenti. Un tennis che scompone l’avversario, lo disorienta, lo costringe a rincorrere una palla sempre diversa. È un Musetti completo, a tutto tondo: può soffrire da dietro, come assestare l’accelerazione decisiva.
La super sfida a Roma
Descritto così l’azzurro sembrerebbe una macchina invincibile, ma contro Alcaraz si tratta più di teoria che di pratica. Nelle giornate di spolvero il murciano è efficace da ogni zona del campo, come sottolineato dal successo su Jack Draper. Carlos, che a fine torneo tornerà numero 2, è stato letale nella sfida contro uno degli uomini più in forma del circuito. Nei precedenti a livello ATP, il bilancio è 4-1 per Alcaraz. L’unico successo tricolore resta quello epico in finale ad Amburgo nel 2022 (6-4 6-7 6-4), poi quattro vittorie dello spagnolo, l’ultima nella finale di Montecarlo: 3-6 6-1 6-0, approfittando anche dei problemi alla coscia destra di Lorenzo, capace di spaventarlo nel primo parziale. I pronostici sono quasi superflui. Volendo azzardare un favorito, si può dar parola alla classifica. Vigono le gerarchie scritte in 52 settimane, tutt’altro che definitive nella singola giornata: l’unica certezza sarà lo spettacolo. Lorenzo, il suo torneo, lo ha già vinto: l’ultimo italiano in semifinale a Roma era stato Sonego nel 2021. Prima di quest'anno, nell’Era Open, solo Volandri, Panatta, Zugarelli e Bertolucci. E c’è di più: la vittoria contro Zverev, è la terza dal 1973 per un italiano contro un Top 3 a Roma. Gli altri due sono Volandri e Fognini sugli allora numeri 1 Federer (2007) e Murray (2017). Mandato al tappeto Alexander, perché non riprovarci contro Carlos?