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Sinner, una vittoria che vale doppio

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l tennista di oggi non deve solo giocare bene, deve riuscire a farlo il più a lungo possibile e quando conta di più scegliendo e programmando

Il tempo è galantuomo e viene da ridere a rileggere certi commenti di qualche mese fa quando ogni vittoria di Sinner veniva accolta dalla polemichetta “passa i turni solo perché incontra giocatori di media classifica”. Alla vigilia di Torino sotto i colpi di Jannik era già caduto Medvedev, alle Finals prima Tsitsipas e ieri Djokovic, che in questa stagione ha vinto tre Slam su quattro. Arrendiamoci: è forte. Forte come deve essere un atleta di oggi che deve bilanciare alla perfezione talento, allenamento, serietà, serenità, capacità di gestione degli impegni in campo e fuori, visione a lunga scadenza. Da tempo lo sport naif è sepolto sotto i colpi di un’esposizione mai vista prima. In questo Truman Show perpetuo, il tennis forse come nessun altro sport chiede ai suoi protagonisti una dedizione e un impegno senza paragoni: viaggi, partite lunghissime (anche a orari improbabili, come abbiamo visto a Bercy), un calendario che non prevede soste al limite della follia: è un impegno solo seguirli da divano, figuriamoci a cosa sono sottoposti loro.

Sinner, missione Finals 

Il tennista di oggi non deve solo giocare bene, deve riuscire a farlo il più a lungo possibile e quando conta di più scegliendo e programmando. Vedere Alcaraz - da tutti osannato come il nuovo cannibale della racchetta - in affanno e sentirgli dire che forse è mentalmente stanco a questo punto della stagione, rende bene l’idea: nessuno sembra più in grado di dominare la scena 365 giorni l’anno. Lo stesso Djokovic - al di là della sconfitta di ieri e di come finiranno le Finals, unico torneo a concedere una prova d’appello a chi perde una partita - seleziona con cura gli appuntamenti e tende a eclissarsi tra uno Slam e l’altro. Si vive di momenti, dove basta calare dell’1% per uscire a un primo turno. L’abilità di Sinner ieri non è stata solo quella di battere Djokovic ma di arrivare a novembre inoltrato al massimo della forma perché - parole sue - le Finals sono l’obiettivo principale della sua stagione. Individuare la meta e raggiungerla, incurante di tutto e di tutti - compresi i giudizi dei fenomeni da tastiera - ecco il vero capolavoro di Jannik. Che a soli 22 anni ha già capito tutto. 

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