Jannik Sinner ora dovrà resettarsi. Di tempo non ne avrà molto, ma proverà comunque a trarne un beneficio da questa prematura eliminazione ad Halle. Un po’ com’è stato quando, costretto a stare fermo tre mesi, ha provato a tirarne fuori un vantaggio, migliorando il suo tennis, sulla terra in particolare. E al netto degli epiloghi, la doppia finale al rientro dopo la squalifica dimostra una crescita di competitività su una superficie a lui mai troppo congeniale. Un mese, tra Roma e Parigi, che però ha tolto tanto al n.1 del mondo, arrivando così al torneo di Halle sull’erba da difendere più scarico di quanto pensasse. “Andrà tutto bene a Wimbledon - le sue parole dopo il ko con Bublik -. Era più una questione fisica, accadono giornate così”. Vero, ma ora dovrà dimostrare che la questione fosse solo atletica e non mentale. Che le scorie della finale parigina persa con Alcaraz non siano ancora nella sua testa.
Sinner, come tornare al top
Ecco allora che adesso si concentrerà per presentarsi a Wimbledon nella miglior forma. Serve un po’ di riposo e per questo dopo Halle ha deciso di tornare subito nella sua Montecarlo, posando la racchetta per un paio di giorni. Qualche cena con gli amici di sempre, i suoi hobby (come i kart) per liberare la testa e riprendere poi in vista del terzo slam della stagione dove si ripresenterà la sfida con l’amico e rivale Carlos. Se i due si incontreranno sarà solamente in finale perché saranno teste di serie numero uno e due del torneo, ma per quello c’è ancora tempo. Jannik prima deve ritrovare se stesso, per questo farà tanto lavoro per mettere da parte l’amarezza vissuta al Roland Garros, dove ha accarezzato la possibilità di vincere il secondo slam dell’anno dopo quello portato a casa a Melbourne. Ma non basterà il riposo e il coaching mentale, va migliorato il gioco, soprattutto per sopperire a una varietà di colpi maggiore di cui Alcaraz risponde. Sull’erba, poi, servirà alzare anche la percentuale di prime in campo e su questo lavorerà con Vagnozzi e Cahill per dimostrare, ancora una volta, che anche dalle sconfitte si impara sempre.