Se i tifosi italiani di tennis possono sorridere dopo Wimbledon, il merito non è solo di Jannik Sinner. I Championships ci hanno fatto sognare consegnandoci il primo trionfo azzurro nel torneo più iconico del mondo. Ma ormai i nostri eroi ci hanno abituato a fare le cose in grande, e quindi, se possibile, oltre il trionfo di Jannik c’è molto di più. Questo perché, tra storie di rivalsa, ascese che sembrano inarrestabili e ultime volte emozionanti che racchiudono l’essenza stessa dello sport, l’All England ci ha lasciati un’eredità importantissima per tutto il movimento.
Cobolli e Sonego scrivono la storia a Wimbledon
Non solo Sinner, quindi. Che pure costituisce la nostra punta di diamante, e non potrebbe essere altrimenti. Ma se l’Italia ha portato per la prima volta tra esponenti agli ottavi di Wimbledon il merito è grazie a Flavio Cobolli e Lorenzo Sonego. Per quanto riguarda il tennista romano, quello londinese ha rappresentato il torneo delle prime volte. Prima volta ai quarti di uno Slam, uscito poi di scena a testa altissima (e, perché no, con un pizzico di rammarico) contro Djokovic, ma anche prima volta in top-20, nuovo best ranking a partire da oggi. Se quella di Cobolli è un’ascesa continua, per Sonego Wimbledon ha rappresentato un’importante risalita. Da vero lottatore, Lorenzo ha superato Nakashima in una battaglia di oltre cinque ore, per poi arrendersi a Shelton agli ottavi dopo aver vinto il primo set. Sonego, così, fa un bel salto in avanti nel ranking (ora è 40°) ma soprattutto incassa un’importante iniezione di fiducia.
La lezione di Fognini
E in questo tripudio azzurro, una standing ovation se l’è meritata anche Fabio Fognini, che pochi giorni fa ha ufficializzato il ritiro dopo aver regalato al mondo una prestazione commovente a Wimbledon. Una lezione di sport e di vita, quello che il “vecchio” leone ha lasciato in eredità mettendo in serissima difficoltà nientemeno che Alcaraz. Una partita giocata oltre i limiti fisici, tirata avanti quasi per inerzia, con quella mentalità da campione che gli ha permesso di tenere testa all’arrembante spagnolo. Non c’era miglio modo per salutare, ha detto, e non si può non essere d’accordo. L’unica nota stonata di questo Wimbledon è da ricondurre a Lorenzo Musetti, che, reduce dalle settimane di virus e infortuni, non è riuscito ad andare oltre il primo turno. Poco male, perché, in attesa che il toscano torni a breve in piena forma, vuol dire che c’è ancora margine per il tennis italiano di sognare di fare ancora meglio il prossimo anno. E anche questa consapevolezza fa parte dell’eredità di un torneo di Wimbledon che ha parlato italiano.