Corriere dello Sport

LIVE

Ben Tara esclusivo: "Se gioco a volley è grazie all’Italia"

Intervista al tunisino, decisivo nelle due gare che hanno regalato la Supercoppa a Perugia: ecco le sue parole

PERUGIA - Certi sogni riescono a prendere vita proprio come uno se li era immaginati. Quelli di Wassim Ben Tara corrono veloci, forse perché negli ultimi mesi la sua vita è cambiata a tal punto da costringerlo a premere sempre il piede sull’acceleratore. Perugia l’ha accolto con curiosità, lui ha ripagato le attese facendo saltare il banco nei due giorni in cui si assegnava il primo trofeo della stagione, sempre caro al buon Gino Sirci. Perché nell’anno in cui la Sir è rimasta senza la vetrina europea, mettere in bacheca quanti più trofei possibili diventa un bell’antidoto per alleviare il dispiacere. E vincere una Supercoppa dopo sole 4 gare dallo sbarco nella patria del volley mondiale è qualcosa che forse neppure Ben Tara avrebbe mai osato immaginare. Se è successo, molto del merito è proprio il suo.

Supercoppa a Perugia, premio di MVP nella vetrina di casa. Poteva esserci migliore inizio?
«È stato emozionante inaugurare questa nuova avventura vincendo il primo trofeo della stagione. Per me poi è stato un inizio particolare, e posso solo ringraziare chi mi ha dato l’opportunità di dimostrare il mio valore e di scendere in campo. Abbiamo fatto un gran lavoro di squadra, pensando anche al poco tempo avuto a disposizione per preparare l’impegno. I giocatori reduci dalle nazionali non hanno avuto modo quasi di riposare, eppure tutti hanno saputo incidere e dimostrare il loro valore».

Decisivo in semifinale contro Trento, determinante in finale con quel turno di battuta che sul finale di terzo set ha ribaltato l’inerzia della serie: cosa ha pensato in quei momenti?
«Soltanto a spingere e a sfruttare il momento. Il punteggio non ricordo di averlo guardato: sapevamo di essere sotto, visto che Civitanova era un passo dal vincere l’incontro. In quei momenti uno non deve pensare, deve solo tirare più forte che può e fare ciò che gli riesce meglio. È andata bene, e siamo tutti felici che sia successo».

L’era mai capitato di ribaltare una finale da 0-2 a 3-2?
«No, in finale mai, e posso dire che si prova una sensazione unica. Mi era capitato in Polonia in gare di regular season e anche di playoff, ma in finale è stato qualcosa di sensazionale».

Cosa ha visto Perugia che Ben Tara non ha ancora mostrato di poter fare?
«Quattro partite sono poche per poter dire quale sia il mio reale valore. Ci sarà tempo per imparare a conoscersi e a farsi apprezzare. L’importante è lavorare duramente giorno per giorno, perché in Italia nessuno ti regala niente».

A proposito d’Italia: come se l’immaginava l’impatto con il volley di casa nostra?
«Durissimo, nel senso che qui è davvero dura riuscire a emergere. Ci sono i migliori giocatori al mondo, squadre che non ti fanno respirare, avversarie che sanno renderti la vita dura in ogni contesto. Così me l’aspettavo e così me lo sono trovato. Se non dai il 101% su ogni pallone, il pericolo è di doverne raccogliere tanti dalla tua parte di campo. E so perfettamente che più andrà avanti la stagione e più le difficoltà aumenteranno».

Coach Lorenzetti e i compagni le hanno detto qualcosa dopo la finale?
«Mi hanno fatto i complimenti, come io li ho fatti a loro. È stata una bella due giorni, con un finale onestamente bello e sorprendente. Lorenzetti è un gran lavoratore: ho cercato di imparare a conoscerlo in queste prime settimane di lavoro, sa trasmettere grande carica a chi allena».

In campo ha dimostrato di essere capace di tutto, ma la storia d’amore tra Ben Tara e il volley come è nata?
«Bisogna tornare al 2006, quando andai in vacanza in Polonia dai miei nonni materni. Vidi una partita della Nazionale al mondiale in Giappone, l’ottavo di finale proprio contro la Tunisia, e fu amore a prima vista. Vero è che vengo da una famiglia di pallavolisti (due suoi fratelli maggiori sono stati giocatori prima di lui, ndc), ma la scintilla me la fece scoccare Sebastian Swiderski, uno che peraltro è passato anche per Perugia. Lo vidi giocare, me ne innamorai e chiesi ai miei genitori di poter provare a giocare anch’io».

Padre tunisino, mamma polacca: le strade della vita sono spesso infinite. Dopo aver indossato la maglia della nazionale tunisina si sente pronto a rispondere a un’eventuale chiamata di quella polacca?
«Ho fatto questa scelta perché strada facendo le cose sono cambiate. Se Grbic mi vorrà, sa dove trovarmi. Da giovane ho sempre ammirato tantissimo Kurek, sarebbe bello poterne ripercorrere le orme».

E fuori dal campo Ben Tara che tipo è?
«Un tipo tranquillo, che ama passare del tempo con la sua famiglia e inseguire i propri sogni. Perugia rappresenta una tappa importante della mia carriera, da vivere con la voglia di imparare e migliorare giorno dopo giorno».

Ha pensato a una dedica per il titolo di MVP della Supercoppa?
«Sono un giocatore semplice: l’ho voluto dedicare alla mia famiglia, ai miei genitori ai miei fratelli, e naturalmente a mia moglie che mi segue ovunque e mi sostiene sempre. Aver cominciato con una vittoria rende tutto più bello, ma sono il primo a sapere che la strada è ancora lunga e piena di insidie».

Corriere dello Sport in abbonamento

Insieme per passione, scegli come

Abbonati all'edizione digitale del giornale. Partite, storie, approfondimenti, interviste, commenti, rubriche, classifiche, tabellini, formazioni, anteprime.

Sempre con te, come vuoi