Fai del bene e scordatelo, vinci e metti tutto in un cassetto. «Perché chi si siede vede gli altri sfrecciare via, e poi non li riprende più». Non si diventa “mister secolo” – cioè il giocatore di pallavolo più forte del Novecento secondo la federazione mondiale – senza questa mentalità vincente. Lorenzo Bernardi l’ha costruita alla scuola peripatetica di Julio Velasco, il suo personalissimo Aristotele. E come fece Platone con il maestro greco, sembra quasi averne ereditato l’aurea, il tocco magico e il carisma. A breve si ritroveranno in azzurro: Julio da ct, Lollo da assistente.
Bernardi, una settimana fa lei ha conquistato la prima coppa europea da allenatore: la Challenge Cup con Novara di Bosetti, Chirichella, Danesi e altre possibili azzurre. Riesce ancora a emozionarsi per una vittoria?
«Un essere umano vive per le emozioni. Dopo il trionfo con Nantes ho sentito cose molto forti dentro di me, è stata benzina vitale. Mi sono autoproposto questa grande sfida del femminile, un mondo diverso rispetto a quello a cui ero abituato. Vincere in cinque mesi non era scontato né prevedibile».
Perché se l’è autoimposta?
«Ho rinunciato a due-tre opportunità in Superlega, perché il mondo della maschile per me era diventato saturo. Alcune dinamiche non mi piacciono più. E dopo la pessima esperienza di Piacenza ho deciso di voltare pagina».