PERUGIA - Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta. Nel caso di Perugia, non esiste proprio il concetto di sconfitta: Wassim Ben Tara e compagni tengono ormai il pallottoliere, pensando alle 12 gare consecutive vinte tra campionato e Champions League. Due mesi e mezzo senza conoscere battute d’arresto, ben sapendo che qualora ne dovessero arrivare altre 6 di vittorie da qui al 18 maggio in casa Sir si dovrà fare posto a due nuovi trofei. «Personalmente la mia mente non va più in là di gara 3 della serie con Civitanova», taglia corto l’opposto di origini tunisine. Uno che sa come tenere la barra dritta sia l’unico modo per poter andare oltre i propri limiti.
Ben Tara, questa versione di Perugia sa essere bella e vincente anche quando non si mostra perfetta. Come riuscite a essere così concreti nei momenti che contano?
«Grazie al lavoro quotidiano in palestra. Non esistono segreti o formule magiche: lavoriamo sodo per migliorare e cercare di limare i difetti. Nelle prime due gare della serie con Civitanova non siamo stati perfetti, ma essere riusciti a portarle a casa è stato certamente un merito, perché abbiamo saputo giocare meglio i momenti più delicati. E questa cosa, la eserciti e l’alleni soltanto con il lavoro».
Però firmare 23 punti col 65% in attacco in qualche modo aiuta a raggiungere l’obiettivo: è forse questa la migliore versione di Ben Tara mai vista in Italia?
«Difficile per me giudicare le mie stesse prestazioni. Mettiamola così: sto bene, mi diverto e sento la fiducia di compagni e allenatore. E quando la testa è libera da certi pensieri, le cose poi in campo riescono meglio».
Differenze rispetto al passato ce ne sono?
«Dopo la flessione di gennaio, quando abbiamo accusato un po’ di stanchezza anche a livello fisico, il coach ci ha chiesto di modificare alcuni aspetti del nostro gioco. Ad esempio, ha chiesto a Giannelli di provare ad alzare il ritmo delle giocate: abbiamo accorciato la durata degli scambi, soprattutto abbiamo velocizzato la fase offensiva. Da un lato è molto difficile; dall’altro, se funziona bene, ti permette di essere molto più efficace, perché è difficile da leggere per gli avversari».
La serie con Civitanova pare virtualmente chiusa: cosa potrebbe riaprirla?
«Chiusa? Non scherziamo. Non ingannino le due vittorie: il 3-0 di gara 1 è stato molto più complicato di quello che i numeri vorrebbero far credere, mentre in gara 2 la differenza l’ha fatta soprattutto il tie-break, dove abbiamo approcciato in maniera eccellente impedendo poi loro di rientrare».
Plotnytskiy ha fatto sfracelli al servizio: con Semeniuk e Ben Tara, Perugia è in una botte di ferro dai 9 metri…
«Nella pallavolo moderna avere una battuta forte e precisa è un requisito essenziale per andare lontano. È forse il fondamentale nel quale riusciamo ad esprimerci meglio rispetto agli avversari, e in questo soprattutto Oleh è un maestro. Il turno col quale ha aperto il quinto set è stato pazzesco».
Capitolo Lorenzetti: quanto conta averlo dalla propria parte?
«Angelo per me è il migliore allenatore del mondo. Ha la capacità di trovare sempre le parole giuste per infondere fiducia e serenità alla squadra, qualunque sia il momento della partita. E ha una grande visione di gioco. A Perugia io sono arrivato con lui, non so come funzionassero le cose prima, ma è un privilegio averlo come tecnico».
Lo scorso anno l’alternava spesso con Herrera, ora la gerarchia è abbastanza chiara.
«Avere un roster lungo e profondo è una risorsa. Non mi sento titolare, tutti lo siamo perché tutti siamo importanti».
In un mese Perugia si gioca lo scudetto bis e la Champions: preferenze?
«Due situazioni differenti tra loro. Ripeto, ora penso soltanto a gara 3. La Champions è bella: l’ho giocata in Francia qualche stagione fa, è un torneo particolare: ci penseremo tra un mese».
Ci sarebbe anche un rinnovo fino al 2027 da ufficializzare.
«Siamo in piena corsa playoff, adesso non è il momento di parlarne. Lo farà la società quando lo riterrà opportuno». Magari con due trofei in più in bacheca...