Ossia centrare traguardi importanti anche con il suo Benetton Treviso e il tour estivo azzurro contro Samoa, Tonga e Giappone.
«Tappe fondamentali. In chiave Nazionale, in particolare, il tour nel Pacifico ci metterà di fronte a tre squadre ostiche seppure alla nostra portata. Dovremo continuare su questa onda».
E se invece potesse tornare indietro di due mesi cosa cambierebbe?
«La partita con l’Inghilterra. Quella contro la Francia avremmo dovuto chiuderla prima, ma contro gli inglesi ci siamo ritrovati in una situazione particolare, non ci aspettavamo di ritrovarci a condurre sin dall’intervallo, e ci siamo un po’ contratti. Brutto infine il 36-0 dall’Irlanda, ma siamo stati bravi, da lì, a non entrare in una spirale negativa che avrebbe condizionato il prosieguo».
Sabato ha chiesto rispetto. Anzitutto dal Galles, per alcune dichiarazioni pre-partita e qualche aspetto dell’ospitalità che forse poteva essere gestito meglio.
«Le cose che ho detto ovviamente rimangono, ma non volevo ingigantirle troppo. C’ero rimasto male, tutto qui».
La critica che l’ha maggiormente ferita in questi anni?
«Esigente come sono, sono io il primo a contestarmi e l’autocritica può essere ancora più pesante. Chiaro che non facciano piacere certe parole che arrivano dall’esterno, ma da sportivo devo accettare che chiunque dice la propria».
Ha detto anche di essere infastidito da tutto questo gran parlare di futuro.
«Perché si rischia di perdere il contatto con il presente. Ne sento parlare dall’Under 18. È chiaro che un Menoncello, tra 10 o 12 anni, dovrà poter contare su un ricambio dietro di lui, ma non dimentichiamo di cosa stiamo vivendo e ricordiamoci quanto abbiamo faticato dal 2015 a oggi».