Ancelotti, DDR, Mou, Capello e il Vianema: se il bloque bajo batte il Guardiolismo

«Un articolo che andrebbe ritagliato e incollato nelle scuole calcio» (Adalberto Bortolotti)
Ancelotti, DDR, Mou, Capello e il Vianema: se il bloque bajo batte il Guardiolismo
Italo Cucci
4 min

Penso che Adani mi debba dei soldi. Da quando ho cominciato a contestarlo - ricordi quella notte di fuoco contro Allegri su Sky? - ha fatto un carrierone e chissà che paghe… mica per il lesso… Vabbè, buon lavoro anche a Adani. Ognuno ha il diritto di vincere come può… Io vinco… in Contropiede, ormai recuperato alla lingua del calcio.

Ancelottismo. Scherzo. Se lo scrivessi, Carlo non me lo perdonerebbe mai. Da qualche tempo siamo in fredda, sì, da quando mi giurò che non sarebbe mai andato al Napoli - lo avevo istruito a dovere - e invece ci andò. Per fare quella bella figura. Beh, Carlo l’ho costruito fin da ragazzo assegnandogli un Guerin d’Oro quand’era in C con il Parma, nel 1978-1979 e salì in B segnando contro la Triestina (3-1), una doppietta. Alla festa del Guerin Liedholm mi chiese di presentarglielo e il giorno dopo se lo portò a Roma. Ottimo calciatore, grande allenatore, Carlo ha costretto i qualunquisti ispanici a sopportare il Catenaccio italico e vincente ma senza meritarsi un “ismo” in un mondo dove si sparano cazzate a mitraglia come - e lo dico senza offesa per gli interessati, tecnici di assoluto valore - il Guardiolismo, il Sacchismo, il Sarrismo, fors’anche un pizzico di Maifredismo. Mentre non ho mai sentito parlare di Pozzismo, Rocchismo, Herrerismo, Capellismo, Allegrismo, Spallettismo, forse solo una spruzzata di Trapattonismo che io - come mi disse Berlusconi riferendosi a sé medesimo - avrei semmai chiamato Trapattonesimo, collocando il Giovannino - con l’acqua benedetta - fra i Santi di questo giuoco.

Un solo uomo al comando, la sua maglia è granata, il suo nome è Gipo Viani. La sua creatura il Vianema. Il calcio italiano gode (o soffre) di una definizione che io adoro e altri diffamano, “calcio all’Italiana”, storicamente esatta.  “Nell’evoluzione della tattica - si narra - la variante più famosa e geniale del Sistema inglese fu quella che consentì alla Salernitana di arrivare in Serie A nel 1947. Gipo Viani da Nervesa della Battaglia, resosi conto della modestia dei suoi giocatori, sfornò - anche su suggerimento del collaboratore Antonio Valese - un accorgimento semplice ed efficace, schierando con il numero 9, un centravanti, un difensore che retrocedeva e andava a marcare il centravanti avversario, liberando così dall’incarico il proprio stopper, che si portava alle spalle di tutti accorrendo ovunque si aprisse una falla per rimediare all’errore di un compagno o allo spunto vincente di un avversario.

Il Vianema, che in pratica potenziava la difesa e impoveriva l’attacco, anticipò il Catenaccio celebrato da Nereo Rocco, prima al Padova poi al Milan, e reso popolare da Gianni Brera, l’unico giornalista sportivo degno di un “ismo”, il BRERISMO che con lui nacque e con lui finì, mentre l’idea di Viani trovò molti esecutori anche in forma originale: come Rocco che nel Milan arrivò a schierare fin quattro attaccanti; come Bernardini che vinse lo scudetto a Firenze e a Bologna con abili mosse difensive destinate soprattutto a sorprendere l’allenatore avversario. Nella Fiorentina giocò con la qualità di Armando Segato, spostandolo dall’ala sinistra in mediana a sostegno dell’attacco, mentre l’altrettanto malleabile Prini si muoveva da ala tornante. Nel Bologna il Dottore esibì il suo capolavoro quando nello spareggio/scudetto del 1964 con l’Inter, mancandogli per infortunio Ezio Pascutti schierò all’ala sinistra il terzino Bruno Capra. Il Mago non capì, l’Inter fu sconfitta. Non fu mai brevettato un Bernardinismo.


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