Serie A, la Spadiretta: lega e Sky devono trovare l'intesa

Serie A, la Spadiretta: lega e Sky devono trovare l'intesa© ANSA
Ivan Zazzaroni
4 min

La chiameremo Spadiretta gol. Il ministro dello sport, che ci aveva già provato prima di Juve-Inter, è tornato a chiedere la trasmissione in chiaro delle partite. L’ha fatto al Tg3: «In Germania Sky ha trovato l’accordo (ha aperto, ma solo per le prime due giornate, Skysport News HD, il nostro 200, nda). Credo che anche noi dovremo assolutamente pensarci. Questo eviterà assembramenti in luoghi pubblici e bar (dipende dalla programmazione, nda). Io sono disponibile come governo a mettere nello stesso provvedimento le norme che serviranno per consentirlo in Italia». L’idea di Spadafora è carina, a renderla di non semplice realizzazione è la frattura creatasi tra lega e Sky: c’è chi sospetta che questa novità potrebbe addirittura ritardare la ripartenza del campionato dal 13 al 20 giugno.


Calcio e tv non si parlano, le vie legali sono una soluzione più che ventilata. Forte di un contratto che considera blindatissimo, poiché contempla clausole di tutela per ogni situazione, anche la più straordinaria, la lega pretende sempre il versamento integrale dell’ultima tranche di 233 milioni. Da parte sua Sky, che ha già pagato più di quanto ha ricevuto, chiede che si tenga conto di due elementi: la pandemia e i miliardi versati dal 2003 a oggi (a chi in un momento di diffi coltà fai lo sconto, se non a un fornitore affezionato e fedele?). Sottolineando il valore della lunga partnership, Sky ritiene di avere diritto - dalla A - allo stesso trattamento che Bundesliga e Premier le hanno riservato, distribuendo il taglio sulle prossime sette rate, l’ultima del 2019-20 e le sei del contratto 2020-21.
Il fronte del “chiaro” non è esattamente quello che serviva in questa fase, anche se non manca chi lo considera la chiave per la riapertura del dialogo: la pax lega-Sky, che ha poco a che fare con un ipotetico piano B (in Francia l’intervento del governo in sostituzione delle tv non è stato risolutivo) è comunque più di un’urgenza. In una situazione grave come quella attuale, peraltro, tutti devono accettare di perdere qualcosa.
Se al contrario il grande freddo dovesse protrarsi a lungo potrebbe produrre effetti devastanti sul rapporto che, per contratto, proseguirà per un’altra stagione. Presto, poi, dovranno essere poste le basi per il prossimo triennio che non si annuncia esaltante: di Mediapro si sono perse le tracce, l’interesse di Amazon è calato e l’ingresso di Cvc, il private equity pronto a mettere 2 miliardi nella co-gestione dei diritti, rischia di essere ostacolato da alcuni club.
Avrete capito che più che del piano B caro a Giovanni Malagò, in queste ore - e nelle prossime - il calcio italiano avrà bisogno del lato B, ovvero di quel tanto di fortuna che gli consentirà di ripartire il 13 giugno e arrivare a una conclusione quasi naturale nella prima settimana di agosto. Le condizioni ci sono: stiamo vedendo tanta Bundesliga (un eccezionale spot mondiale), prima di noi ricomincerà la Liga, la Premier non ha intenzione di arrendersi, nonostante in Inghilterra il numero dei contagi non accenni a diminuire, il nostro Paese è in qualche modo ripartito, la curva epidemiologica è in calo e Spadafora sembra orientato a non deludere un mondo nei guai.
Questa è la settimana decisiva: si è aperta con la consegna del protocollo gare al ministro che giovedì, dopo aver incontrato i vertici del calcio, comunicherà la data tanto attesa. Gravina e Dal Pino hanno ancora alcune risposte da dare a società e calciatori e devono evitare altre trappole, ma tutti gli sforzi che hanno prodotto negli ultimi mesi meritano di essere ripagati dal governo. Questo, sì, è chiaro.


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