Ultrà Juve, indagato il papà del calciatore annegato a Vinovo

Nelle carte dell'inchiesta "Last Banner" c'è anche Lucio Ferramosca, padre di Alessio, giovane scomparso tragicamente nel laghetto del centro sportivo bianconero nel 2006. E il leader del Drughi minacciava di tirare fuori un dossier segreto contro la società
Ultrà Juve, indagato il papà del calciatore annegato a Vinovo© ANSA
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TORINO – Nuovi dettagli dall’inchiesta Last Banner, che ha azzerato i vertici dei gruppi ultrà del tifo della Juventus. Tra gli indagati c’è anche Lucio Ferramosca, papà di Alessio, giovane giocatore bianconero annegato nel dicembre 2006 nel laghetto di Vinovo (Torino), col compagno di squadra Riccardo Neri. Secondo gli investigatori Ferramosca era vicino al leader dei Drughi, Geraldo Mocciola, detto Dino, arrestato dalla Digos insieme ad altri cinque capi ultrà. Nell’ordinanza il nome di Ferramosca compare in una telefonata intercettata di Domenico Scarano, uno dei sodali di Mocciola, che si lamenta con lui perché il club concede soltanto 50 biglietti al gruppo per la partita con l'Ajax. Ferramosca è stato sottoposto a provvedimento di Daspo per cinque anni.

Mocciola minacciava la Juve con un dossier

Oggi Mocciola, detenuto nel carcere di Ivrea, si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice. Il capo dei Drughi è indiziato di associazione a delinquere, estorsione tentata e consumata ai danni della Juventus, violenza privata aggravata e autoriciclaggio. Dagli atti dell’inchiesta sono emersi altri dettagli su Mocciola: “Se ci denunciate per estorsione, noi divulghiamo un dossier segreto” è che ha fatto ad Alessandro D'Angelo, security manager bianconero, l'8 luglio 2019 in un bar di Torino. Il dossier, commissionato da Mocciola, sarebbe stato costruito da Raffaello Bucci, ex ultrà vicino ai Drughi e collaboratore della Juve morto nel 2016 dopo essere precipitato dal viadotto dell’autostrada Torino-Savona a Fossano (Cuneo). Mocciola svela a D'Angelo l'esistenza di intercettazioni e poi minaccia: “Se voi ci denunciate, noi porteremo questo materiale ai nostri avvocati”. D'Angelo, nel denunciare l'episodio alla Digos, dichiara: “Mocciola non ha precisato con chi fossero le telefonate, io ho pensato che fossero quelle fatte da Bucci con alcune persone del mondo Juventus”. L'incontro nel bar di Torino era stato voluto da Mocciola per ottenere 200 biglietti. Richiesta che D'Angelo aveva respinto.


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