Diaconale: “Lotito non si farà imbrogliare, vogliono fermare la Serie A per motivi politici”

Il direttore della comunicazione del club biancoceleste: “Un calciatore positivo non sarebbe motivo sufficiente per bloccare l’intero sistema. Tommasi voleva impedire che si giocasse Juve-Inter, c’erano degli interessi affinché la partita potesse essere rinviata e chissà come sarebbe andata a finire, ma non voglio andare oltre”
Diaconale: “Lotito non si farà imbrogliare, vogliono fermare la Serie A per motivi politici”© @ Marco Rosi / Fotonotizia
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ROMA - Italia in emergenza, che fine farà il campionato di Serie A? La domanda è lecita, martedì in Figc si discuterà sul futuro del calcio italiano, che come tutto il paese è alle prese con il coronavirus. Il portavoce della Lazio, Arturo Diaconale, attraverso un post Facebook, ha cercato di tranquillizzare tutti i tifosi della Lazio: “Da fronteggiare non c’è solo la paura da coronavirus. Almeno per quanto riguarda i tifosi della Lazio c’è una seconda preoccupazione che serpeggia sempre più insistente e che, tanto per rimanere nel clima da emergenza sanitaria in atto, potrebbe venire definita come il frutto della sindrome da scudetto negato del 1915. La paura, in altri termini, è che il campionato in corso faccia la fine di quello interrotto dallo scoppio della Grande Guerra e che come allora l’interruzione divenne l’occasione per negare alla Lazio il riconoscimento di uno scudetto conquistato sul campo, una eventuale interruzione dell’attuale campionato a causa del coronavirus possa impedire alla Lazio di oggi di conquistare quello scudetto verso cui viene al momento proiettata dai brillanti risultati che l’hanno portata al vertice della classifica ad un solo punto dalla Juventus. Questa sindrome da scudetto negato del 1915 si va diffondendo quasi quanto l’epidemia dell’influenza proveniente dalla Cina. Perché fa scattare l’antico timore che, in una situazione di massima incertezza provocata dall’emergenza sanitaria che paralizza il Paese, gli interessi dei grandi club possano scattare ai danni della società biancoceleste. Così come non bisogna cedere al panico per il coronavirus, non ci si deve abbandonare al panico per sindrome da scudetto negato”.

Diaconale fa chiarezza

Il responsabile della comunicazione della Lazio ha spiegato ancora: “Al momento l’interruzione del campionato è una ipotesi ancora da verificare. L’aumento dell’emergenza per cause imponderabili potrebbe forse provocare una pausa. Che, però, potrebbe essere chiusa ad emergenza eccezionale superata, consentendo la ripresa delle partite e la conclusione regolare del campionato. Magari nel mese dedicato agli Europei che potrebbero slittare a loro volta visto che l’epidemia non è solo italiana ma è ormai diffusa anche nel resto del Vecchio Continente. Queste, comunque, sono tutte ipotesi prive di concretezza”. Poi la chiosa finale: “Di certo ci sono due evidenze. Da un lato la ferma volontà della società, della squadra e di tutti i tifosi di pretendere la regolarità del torneo scongiurando il rischio di ripetere il 1915. Anzi, di battersi fino in fondo per fare in modo che nel 2020 si possa festeggiare non uno ma due scudetti: quello antico e quello presente! Dall’altro la consapevolezza che non sarà facile imbrogliare il Presidente Claudio Lotito da parte di ministri demagoghi e dirigenti irresponsabili che non capiscono come fermare il campionato significherebbe far saltare tutti i diritti televisivi e condannare al fallimento la gran parte delle società calcistiche italiane!”.

L'intervista a Radio Punto Nuovo

Arturo Diaconale, responsabile della comunicazione della Lazio, ha parlato anche a Radio Punto Nuovo spiegando ancora: “Imbrogliare Lotito? Ci sono state delle spinte per interessi diversi. Lotito è una garanzia per i tifosi della Lazio, difenderà gli interessi della società. Tommasi si è svegliato storto e voleva impedire che si giocasse anche Juventus-Inter perché c'erano degli interessi affinché quella partita potesse essere rinviata e chissà come sarebbe andata a finire, ma non voglio andare oltre. Detto ciò, la mia impressione è che c'è una drammatizzazione: si parlava di semplice influenza, adesso c'è una drammatizzazione che trova nel calcio un accentuamento. Fermare il campionato significa che in un Paese come l'Italia dove lo sport, il calcio, è una parte importantissima del Paese, vuol dire che siamo in uno stato di emergenza tale da non sopportare le attività normali. Parlo da analista politico di lunga esperienza, la mia impressione è che si tenti di drammatizzare tutto per poter avere facilitazioni da parte dell'Unione Europea sullo sforamento del deficit. Aumentare il deficit significherebbe che le risorse prese non potranno mai pareggiare i danni. Per combattere bene il virus, bisognerebbe potenziare al massimo le strutture sanitarie, stiamo applicando il metodo cinese che può funzionare in un Paese totalitario come la Cina, ma c'è da dire che lì in una settimana hanno creato un ospedale, qui non accadrà mai. Bisognerebbe di ridurre i decessi potenziando al massimo le strutture sanitarie, ormai il contagio è diffuso". E su un possibile caso di coronavirus nel calcio: "Trovare un calciatore positivo non sarebbe motivo per bloccare l'intero sistema, sicuramente bisognerebbe correre ai ripari e garantire i controlli. I calciatori sono dei professionisti e dei ragazzi responsabili, sanno benissimo come devono comportarsi. Decidere di non giocare? Il blocco del calcio significherebbe far saltare i diritti televisivi con cui campano la maggior parte delle squadre medio piccole".


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