Pagina 2 | Mamma, ho perso la Roma

ROMA - Le ragioni della falsa partenza, le questioni irrisolte, le accuse, le prospettive: cinque opinioni sul momento complicato della Roma dopo il sofferto pareggio contro l'Atalanta e la sconfitta a San Siro con il Milan.

UNA SQUADRA CHE NON QUADRA di A. Polverosi
C’è qualcosa che ci sfugge nella ricostruzione della Roma, tanto che cominciamo a supporre che certe operazioni siano state realizzate senza farsi ispirare dal pensiero calcistico dell’allenatore. Il modulo, non è solo una questione di numeri, come vogliono far credere i tecnici, ma serve per indicare la posizione in campo dei giocatori, posizione assegnata per le loro caratteristiche o per l’idea-base dell’allenatore. Allora, che c’entra Pastore nel 4-3-3 di Di Francesco, che c’entra in un modulo che non prevede il trequartista? Se la Roma ha Di Francesco in panchina, lo obbliga (diciamo lo induce) a rivedere l’assetto attraverso il quale il suo lavoro nel Sassuolo è stato apprezzato dalla stessa Roma. Era successo qualcosa di simile anche l’anno scorso con Nainggolan, almeno all’inizio: nel modulo nuovo, con i movimenti nuovi, non era a suo agio. Mettiamo invece che, per la presenza dell’ex parigino, Di Francesco decida di cambiare la sua storica impostazione e di passare al 4-2-3-1, come è successo nelle riprese con Atalanta e Milan. Allora, perché cedere Strootman? Restano solo due mediani puri, simili per caratteristiche, uno peraltro non più di primo pelo, che dovranno reggere il peso della squadra per 50-60 partite. Se Di Francesco punta al 4-2-3-1 (che spinge fuori Pellegrini e Cristante, due centrocampisti offensivi), deve prendere Pellegrini e adattarlo a giocare al fianco di De Rossi o di Nzonzi. Andiamo avanti. Se l’allenatore sceglie invece un attacco come quello del primo tempo di San Siro, con Pastore dietro a due punte, Dzeko e Schick, che se ne fa di quella batteria di ali, arricchita di recente dall’acquisto di Kluivert? [...]


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STROOTMAN E L'EFFETTO FARFALLA di M. Evangelisti
La parola di troppo che ti scappa e non puoi richiamare, la manciata di sale in più che ti rovina lo spaghetto. La cessione di Kevin Strootman non è stata una sorpresa. Era nel contratto di governo della Roma 2018-19, magari nell’allegato delle cose da fare se si ha tempo. Il tempo era scaduto, ma l’hanno trovato lo stesso. Monchi, che voleva buttar giù il centrocampo sin dall’inizio e farlo nuovo nuovo, ha giocato con il fuoco attraverso tutta la rosa, scommettendo su se stesso. Nainggolan, Alisson e sembrava abbastanza. E’ arrivato Garcia e ha bussato con i piedi. Non ci credevano più. L’hanno accolto con i fiori e i tamburelli. Ma lo scopone scientifico del ds è andato come quel lucido e doloroso film di Luigi Comencini che porta lo stesso titolo. Domenico Modugno, baro professionista, saggiamente avverte: «Ricordate che il gioco al raddoppio è una trappola». Poi perde tutto. Era un surplus, Strootman. Il battito d’ali della farfalla, un eroe tragico avvilito dal destino. Lo era davvero, perché Di Francesco non ha obiettato quando gli hanno chiesto - gliel’hanno chiesto - se potevano darlo via e, parliamoci chiaro, Kevin dopo l’infortunio non aveva più saputo essere la pietra angolare della Roma. Così Monchi ha raddoppiato di nuovo, via anche l’olandese. Con il mercato in entrata chiuso per regolamento e non solo. Che cosa volete che sia il battito d’ali di una farfalla? Come sempre: quel nulla che scatena tempeste. [...]


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MA NON SPARATE SU NZONZI di F. Ordine
Non sparate sul pianista. Anzi, per capirsi al volo, non sparate su “el Pulpo”, soprannome di Steven Nzonzi ideato da Sampaoli. Basta scorrere le pagelle di Milan-Roma per fare la prima collezione di voti e giudizi impietosi sul francese appena sbarcato a Trigoria. Dimenticata la zampata del possibile 2 a 1 romanista annullato dal Var, sottolineato invece l’errore sull’azione decisiva nobilitata dall’assist geniale di Higuain per Cutrone: inevitabile. A Roma e nei circoli romanisti hanno già deciso: ma che giocatore è questo Nzonzi!, chi l’ha preso?, come si fa a non toglierlo prima? (perfidia del Corsera). Bene. Riavvolgiamo il nastro e puntiamo tutto sulle date più che sulle referenze dello spilungone di origini congolesi che ha alle spalle una carriera luminosa e qualche comportamento da vero uomo (a Siviglia, dopo aver preso cinque pappine dal Barcellona, fu l’unico a presentarsi in sala stampa e a chiedere scusa ai tifosi, ndr). Nzonzi ha partecipato al recente mondiale di Francia (cinque presenze collezionate alla fine del torneo) che si è concluso il 15 luglio con la finale vinta sulla Croazia. Subito dopo è partito per le meritate vacanze. Il 14 agosto le gazzette hanno dato l’annuncio ufficiale del suo arrivo a Fiumicino per le visite mediche, due giorni dopo ha cominciato l’apprendistato a Trigoria con Di Francesco e siamo al 16 agosto. Fino a venerdì sera 31 agosto, la sfida di San Siro, sono trascorse esattamente due settimane dal suo trasferimento. [...]


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ORA TUTTO IL POTERE A EUSEBIO di G. D'Ubaldo
I problemi della Roma nascono da lontano. Dalla campagna trasferimenti appena conclusa, ma anche da quella di un anno fa. Conclusa dall’acquisto più oneroso della storia della società: quello di Patrik Schick. Quaranta milioni per un giovane talentuoso, tendenzialmente una prima punta, quando Di Francesco aveva chiesto un attaccante con altre caratteristiche. La Roma ha inseguito per tutta un’estate Mahrez e anche quest’anno non è riuscita a prendere un attaccante esterno mancino con fisicità, come aveva chiesto l’allenatore, ribadendolo anche venerdì sera. Aveva chiesto Berardi, non è arrivato. Lo spregiudicato cambio di modulo, per il quale Di Francesco con lealtà ha ammesso subito a caldo di aver sbagliato, è stato dettato anche dal tentativo di dare spazio a Schick. Ci ha provato, non ha funzionato. E l’ex sampdoriano non può giocare da esterno destro. Il tentativo dello scorso anno era già naufragato, inutile e controproducente riproporlo. De Rossi e Nzonzi sono due centrali omologhi. Schiacciati e paralleli, nessuno dei due accompagna l’azione. Non possono giocare insieme. Per mettere Pastore in condizione di rendere al meglio l’allenatore le ha provate tutte: mezz’ala, attaccante esterno, trequartista, tre ruoli in tre partite. Niente, l’argentino a Milano camminava, è stato costretto a sostituirlo. Di Francesco deve avere la libertà assoluta di andare avanti con il 4-3-3, il modulo che gli ha dato soddisfazioni, sul quale lavora - perfezionandolo - da quando ha deciso di fare l’allenatore. [...]


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FILM GIA' VISTO: GAP ATLETICO di R, Maida
Tre partite, di cui due in trasferta, e sembra già finito tutto. Non si sta esagerando? Eppure basta avere memoria per capire: lo scorso anno la Roma cominciò più o meno allo stesso modo. Vittoria stentata a Bergamo, sconfitta in casa con l’Inter, pareggio fortunoso contro l’Atletico Madrid. Anche allora si parlava delle stesse cose: squadra fragile, mercato sbagliato, gioco approssimativo, allenatore inadeguato. Poi invece quella stessa rosa, con Di Francesco timoniere, veleggiò fino alla semifinale di Champions League conquistando un dignitoso terzo posto in campionato. E allora la spiegazione al problema contingente sembra semplice e prescinde dalle scelte tattiche: la Roma non è ancora in condizione. Oggi non è una squadra competitiva né spettacolare perché è cambiata in profondità nella filosofia, oltre che nei singoli, e perché atleticamente, per metabolizzare il lavoro estivo, ha bisogno di infilare partite negli scarpini: non a caso Di Francesco ha voluto organizzare un’amichevole durante la sosta, giovedì prossimo a Benevento. [...]

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STROOTMAN E L'EFFETTO FARFALLA di M. Evangelisti
La parola di troppo che ti scappa e non puoi richiamare, la manciata di sale in più che ti rovina lo spaghetto. La cessione di Kevin Strootman non è stata una sorpresa. Era nel contratto di governo della Roma 2018-19, magari nell’allegato delle cose da fare se si ha tempo. Il tempo era scaduto, ma l’hanno trovato lo stesso. Monchi, che voleva buttar giù il centrocampo sin dall’inizio e farlo nuovo nuovo, ha giocato con il fuoco attraverso tutta la rosa, scommettendo su se stesso. Nainggolan, Alisson e sembrava abbastanza. E’ arrivato Garcia e ha bussato con i piedi. Non ci credevano più. L’hanno accolto con i fiori e i tamburelli. Ma lo scopone scientifico del ds è andato come quel lucido e doloroso film di Luigi Comencini che porta lo stesso titolo. Domenico Modugno, baro professionista, saggiamente avverte: «Ricordate che il gioco al raddoppio è una trappola». Poi perde tutto. Era un surplus, Strootman. Il battito d’ali della farfalla, un eroe tragico avvilito dal destino. Lo era davvero, perché Di Francesco non ha obiettato quando gli hanno chiesto - gliel’hanno chiesto - se potevano darlo via e, parliamoci chiaro, Kevin dopo l’infortunio non aveva più saputo essere la pietra angolare della Roma. Così Monchi ha raddoppiato di nuovo, via anche l’olandese. Con il mercato in entrata chiuso per regolamento e non solo. Che cosa volete che sia il battito d’ali di una farfalla? Come sempre: quel nulla che scatena tempeste. [...]


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