Pagina 2 | Addio De Rossi, un amore lungo 18 anni: ecco le frasi più belle per la Roma

ROMA - Tre giorni a Roma-Parma, poi la fine di una storia d’amore durata ben diciotto anni. Una pausa più che una fine, perché siamo sicuri che prima o poi Daniele De Rossi tornerà alla Roma. «Certi amori non finisco, fanno dei giri immensi e poi ritornano», cantava Venditti. Una poesia che calza a pennello con l’avventura del capitano giallorosso con la Roma: una brusca separazione, l’addio, ma poi ci sarà anche il tempo del ritorno di fiamma. 

Lui che in diciotto anni ha sempre emozionato i tifosi con splendide dichiarazioni d’amore alla sua sposa: «Ho solo un unico rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera». Parole che resteranno nella storia della Roma, pronunciate esattamente dieci anni prima del suo addio. 

1 MARZO 2009 -  Una Roma in vantaggio a San Siro per 3 a 1 viene recuperata dall’Inter con un rigore assegnato da Rizzoli per il presunto contatto De Rossi-Balotelli. Il penalty innesca il pareggio della squadra di Mourinho, il vicecapitano a fine partita non le manda a dire: «Ci succede tutti gli anni. Abbiamo provato di tutti i colori, fatto casino le prime volte, mantenuto un profilo basso le altre. In campo vengono fuori cose che non stanno né in cielo né in terra. Comunque giocare con il cuore per la Roma non me lo leverà nessuno, Rizzoli o Collina o la sua banda».

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27 MARZO 2010 - Un anno dopo una Roma completamente diversa prova a prendersi la rivincita sui rivali nerazzurri. Roma-Inter per la lotta scudetto, i giallorossi riescono a vincere lo scontro diretto grazie ai gol di De Rossi e Toni. Daniele a fine partita è euforico, convinto di essere vicino a uno trofeo che vinto nella capitale vale il triplo. Nell’intervista non riesce a trattenersi, pazzo d’amore: «Amo troppo la Roma, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma». 

23 DICEMBRE 2012 - Prima Totti, poi De Rossi. Le ultime bandiere del calcio sopravvivono solo nella Roma. Ad accorgersene nel 2012 è anche il New York Times che vuole intervistare a tutti i costi ‘Capitan Futuro’: «Sono nato a Roma. Per me, è la normalità giocare qui. Non ho mai tentato, o voluto veramente, di giocare altrove per un’altra squadra. Per me è incredibile, è grande. […] Credo che alcuni giocatori che vengono qui sentano tanta pressione. Io sono abituato ad avvertirla. Tu qui cresci sentendola, anche quando sei un semplice tifoso. È qualcosa con cui si convive. […] Amo ancora questa città e la mia società. Tutto quello che amo è qui. Sarebbe così difficile per me, se dovessi cambiare. […] Io vivo per questa società. La mia storia è che io vivo per il club e lasciarlo sarebbe un dramma, un grande dramma. Mi piacerebbe restare qui. Non tutti i giocatori hanno la mia stessa storia (la mia è la seconda generazione che gioca per la Roma). Alcuni giocatori possono cambiare città, cambiare nazioni e cambiare club da giovanissimi. Per loro è normale. Per me, non è il modo di fare il mio lavoro». What alse? 

31 OTTOBRE 2017 - ‘Capitan presente’. E che capitano. La Roma riesce ad alzare la testa dopo l’addio di Francesco Totti anche grazie al carisma di De Rossi. Si riparte con Eusebio Di Francesco e tanti buoni propositi. È la stagione dell’impresa contro il Barcellona, cominciata dai gironi con tante buone partite, una su tutte il 3 a 0 al Chelsea: «Mi ricordo la vittoria contro il Chelsea di dieci anni fa e una vittoria così rimane nella testa, ma noi non giochiamo per farci le foto da mettere nel comodino. Non dobbiamo perdere la trebisonda, la Champions forse è un pochino sopra le nostre possibilità, però, dopo serate del genere, chissà. Io comunque ringrazio sempre di essere nato romanista, anche dopo il 7-1 contro il Manchester». 

Addio De Rossi, sui social lacrime e rabbia dei tifosi della Roma


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15 SETTEMBRE 2018 - L’inizio della sua ultima stagione con la maglia della Roma. Un addio che nessuno si sarebbe aspettato, neanche De Rossi. Il capitano giallorosso parla ancora del suo rapporto con la tifoseria e del suo amore per i colori giallorossi: «Lo sai che vuol dire essere una bandiera della Roma? Significa una responsabilità enorme che ti porti sempre addosso - le sue parole a ‘Il Romanista’ -. Significa che non hai scelta. Che quando in passato ho avuto offerte o quando stavamo sull'orlo del fallimento o quando le cose non andavano, quando ti chiama semplicemente qualcuno non sei tu che rispondi, perché tu, io sono della Roma nel senso di proprietà della Roma, ‘dei’ tifosi della Roma. Io Daniele De Rossi sono di proprietà dei tifosi della Roma. Della storia della Roma, come lo è stato Francesco, e non sei nemmeno più libero di scegliere per il tuo bene professionale perché rappresenti qualcosa, rappresenti qualcuno. Faresti male ai tifosi della Roma. […] Tutti mi dicono: tu sei un tifoso. Si che sono tifoso della Roma, ma io sono un calciatore. Non posso dare una definizione. La Roma può perdere per colpa mia, vincere per merito mio. È una responsabilità grandissima. Me la sento pesantemente sulle spalle. È un amore incredibile, cresciuto con gli anni. Nonostante mille volte abbia pensato dl mandare a fa***lo tutti». 

WAITING FOR JIM (ASPETTANDO PALLOTTA)

14 MAGGIO 2019 - Le sue ultime parole prima della partita d’addio. Il club comunica a De Rossi che non sarà rinnovato il contratto, che se vorrà giocare ancora a calcio dovrà farlo da un’altra parte. La Roma lo comunica ai tifosi con un tweet alle 8.33 di mattina, lui quattro ore dopo parla alla stampa e ai tifosi: «Sulla mia decisione di rimanere sempre fedele a questa squadra non tornerei indietro, non cambierei una virgola. Se avessi la bacchetta magica metterei qualche coppa in bacheca, ma questa non ce l’ha nessuno. Sono sereno per la scelta su questo punto di vista. Nel corso di questi anni qualche errore è stato commesso, ma sarebbe stato impossibile il contrario. […] Io e i tifosi ci siamo scelti a vicenda. Tra di noi è un grande amore che continuerà, anche se sotto forme diverse. Non escludo che nei prossimi anni mi vedranno – una cosa che non ho mai fatto in questi anni perché non mi piace farlo da calciatore ma da ex – magari con un panino o con la birra in qualche settore ospiti a tifare per i miei amici. […] Di consigli ai tifosi ne posso dare pochi, ho imparato da loro ad amare la Roma. Quando sei piccolo guardi il tifoso che è completamente innamorato di questa squadra e di conseguenza è un circolo vizioso che si alimenta. Ogni componente si alimenta a vicenda. […] Questa è casa mia, sono entrato in quel cancello per la prima volta a 11 anni, la mia macchina va in automatico: io accendo la mattina e va da sola. Sarà difficile abituarmi e non farlo più. Distacco? Un po’ sì, perché io voglio giocare e loro non vogliono, un minimo di differenza di vedute ci sta, è inevitabile. Non posso essere felice, non ho rancore nei confronti di Fienga e di Massara. Un giorno magari parlerò anche con il presidente e con Franco Baldini, non ho problemi. Non me lo immaginavo… forse sì, mi immaginavo con i cerotti, zoppo, che dicevo ‘Guarda, lasciatemi stare’ e loro che invece mi avrebbero chiesto di continuare. Non è andata proprio così, ma devo accettarlo altrimenti mi faccio male da solo. Vado avanti». La Roma sarà sempre casa di Daniele De Rossi. 

WAITING FOR JIM - Ancora una volta chiediamo a gran voce al presidente Pallotta o a un rappresentate della società di venire al Corriere dello Sport per spiegare ai tifosi i motivi che l'hanno portato a prendere questa decisione in un modo che nessuno comprende. Cosa ha in mente per il futuro di questa società? Qual è la sua strategia? Sono domande che ogni tifoso romanista si sta ponendo giustamente in questi giorni, quesiti che meriterebbero una risposta chiara, anche per rasserenare un ambiente sempre più esasperato dalle ultime incredibili decisioni dei vertici. Noi siamo qui a ribadire la nostra richiesta e non ci fermeremo fino a quando qualcuno della società non risponderà a noi ma, soprattutto, ad un popolo che chiede a gran voce chiarezza.  


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27 MARZO 2010 - Un anno dopo una Roma completamente diversa prova a prendersi la rivincita sui rivali nerazzurri. Roma-Inter per la lotta scudetto, i giallorossi riescono a vincere lo scontro diretto grazie ai gol di De Rossi e Toni. Daniele a fine partita è euforico, convinto di essere vicino a uno trofeo che vinto nella capitale vale il triplo. Nell’intervista non riesce a trattenersi, pazzo d’amore: «Amo troppo la Roma, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma». 

23 DICEMBRE 2012 - Prima Totti, poi De Rossi. Le ultime bandiere del calcio sopravvivono solo nella Roma. Ad accorgersene nel 2012 è anche il New York Times che vuole intervistare a tutti i costi ‘Capitan Futuro’: «Sono nato a Roma. Per me, è la normalità giocare qui. Non ho mai tentato, o voluto veramente, di giocare altrove per un’altra squadra. Per me è incredibile, è grande. […] Credo che alcuni giocatori che vengono qui sentano tanta pressione. Io sono abituato ad avvertirla. Tu qui cresci sentendola, anche quando sei un semplice tifoso. È qualcosa con cui si convive. […] Amo ancora questa città e la mia società. Tutto quello che amo è qui. Sarebbe così difficile per me, se dovessi cambiare. […] Io vivo per questa società. La mia storia è che io vivo per il club e lasciarlo sarebbe un dramma, un grande dramma. Mi piacerebbe restare qui. Non tutti i giocatori hanno la mia stessa storia (la mia è la seconda generazione che gioca per la Roma). Alcuni giocatori possono cambiare città, cambiare nazioni e cambiare club da giovanissimi. Per loro è normale. Per me, non è il modo di fare il mio lavoro». What alse? 

31 OTTOBRE 2017 - ‘Capitan presente’. E che capitano. La Roma riesce ad alzare la testa dopo l’addio di Francesco Totti anche grazie al carisma di De Rossi. Si riparte con Eusebio Di Francesco e tanti buoni propositi. È la stagione dell’impresa contro il Barcellona, cominciata dai gironi con tante buone partite, una su tutte il 3 a 0 al Chelsea: «Mi ricordo la vittoria contro il Chelsea di dieci anni fa e una vittoria così rimane nella testa, ma noi non giochiamo per farci le foto da mettere nel comodino. Non dobbiamo perdere la trebisonda, la Champions forse è un pochino sopra le nostre possibilità, però, dopo serate del genere, chissà. Io comunque ringrazio sempre di essere nato romanista, anche dopo il 7-1 contro il Manchester». 

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