Roma-Torino, Rizzitelli: “De Rossi e Juric fanno la differenza"

Il doppio ex presenta la gara di lunedì all’Olimpico: “Daniele era l’unico che poteva sostituire Mourinho”
Paolo Valenti
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Roma-Torino avrà uno spettatore d’eccezione:Ruggiero Rizzitelli, doppio ex della partita, che parla delle due squadre partendo proprio dalle sue esperienze con le loro maglie.

Ruggiero, ci dici cosa hanno in comune Roma e Torino?

«In comune hanno la tifoseria. Dopo aver lasciato Roma ero preoccupato, perché io vivo di pubblico, di tifosi, di passione. E quindi, lasciando Roma, il mio terrore era quello di trovare delle piazze fredde. E invece a Torino trovai proprio quel calore che, almeno in parte, mi fece dimenticare Roma. Torino vive di Toro, non di Juve, e questo mi appassionò e mi dette la carica che avevo paura di perdere».

Dovendo scegliere i momenti migliori delle rispettive esperienze, quali indicheresti?

«Direi i gol nei derby. Del resto a Roma quella partita è sentita in maniera assurda e a Torino i granata vivono di quello visto che non si può vincere lo scudetto. Da tifoso, fare un gol nella stracittadina è come toccare il cielo con un dito. A Torino, poi, addirittura ne ho fatti cinque in due anni: se mi fosse successo anche a Roma, sarei diventato il Papa! Quando ero in granata, comunque, mi “dedicarono” una via a Orbassano: via Ruggiero numero 4, con uno striscione. Successe nell’anno che vincemmo due derby e io feci quattro gol. Fu una bella soddisfazione».

Veniamo al presente. Quali credi che siano gli obiettivi effettivamente raggiungibili per Torino e Roma?

«Il Toro sta facendo un campio nato in linea con la sua rosa: se arrivasse in Europa League sarebbe un miracolo, come vincere lo scudetto. Credo che Juric stia facendo benissimo. Mentre la Roma, secondo me, ha la squadra per ambire al quarto posto. Ha perso tanti punti a inizio campionato contro le squadre più piccole ma da quando è arrivato De Rossi le cose sono cambiate».

Tu hai capito le ragioni dell’esonero di Mourinho? E, soprattutto, l’hai considerato giusto?

«Io all’inizio non la consideravo una scelta giusta. Secondo me la società ha cambiato Mourinho perché ormai non si parlava più di calcio ma di arbitri, di sistema. Forse i Friedkin si erano stancati di tutto questo e di qualche critica che tecnico aveva lanciato verso la proprietà. Scegliendo De Rossi hanno messo l’unico che poteva sostituire Mourinho: lui non poteva dire di no. E fino adesso è andato benissimo».

Per l’esonero di Mourinho i Friedkin sono stati criticati per la prima volta da quando si sono insediati a Roma. Anche Cairo viene spesso disapprovato. Tu che idea ti sei fatto dell’operato delle due proprietà?

«Si tratta di due cose diverse. Cairo non deve puntare a vincere lo scudetto: il suo campionato deve essere questo e se poi le cose vanno bene, può entrare in Europa League. Lui e il Torino non possono permettersi di meglio. Qualcuno addirittura dice che in Europa League non ci vuole andare ma a me sembra una cosa assurda. So che la piazza chiede di più ma poi non bisogna dimenticare che se le cose andassero male si rischierebbe di fallire. Quanto ai Friedkin, in questi anni hanno fatto arrivare giocatori importanti, con un curriculum che fa invidia a parecchi. Purtroppo non riescono ad avere un rendimento continuo per via degli infortuni».

Secondo te l’idea di calcio di De Rossi permette ai giocatori di mettere meglio in evidenza le loro qualità individuali?

«Più che sulle qualità individuali io mi soffermerei sul fattore fiducia: quello è cambiato. Prendi Paredes: con Mourinho rico priva un ruolo sostanzialmente identico a quello che fa oggi. Però ora sembra un altro gioca tore: lo vedo correre, menare, scivolare. Prima era quasi fermo, non cercava mai la giocata in profondità o la palla importante. Così come tanti altri. Secondo me avevano perso la fiducia nei loro mezzi, come Pellegrini, che vedevo spento nel viso e negli atteggiamenti. De Rossi gli ha ridato la carica, poi i risultati che sono arrivati hanno fatto il resto».

Ti faccio i nomi di due calciatori che finora hanno giocato poco: Azmoun e Smalling. Quanto credi che potranno influire sui risultati della Roma in questa seconda parte di stagione?

«Sappiamo tutti quello che ha fatto vedere Smalling negli anni passati: la difesa la dirigeva lui. Non è un caso che abbiamo (testuale, ndr) avuto difficoltà soprattutto in quel reparto, perché è mancata la sua qualità e la sua personalità. Credo che De Rossi lo recupererà gradualmente perché è difficile rientrare dopo tutti questi mesi. Quanto ad Azmoun, a me piace, nel senso che è uno che non molla mai e alla fine il suo “gollettino” lo fa sempre. Può essere importante sia come compagno di reparto di Lukaku che per farlo rifiatare».

In relazione proprio alle loro caratteristiche, dimmi due giocatori del Toro che potrebbero dare qualcosa in più alla Roma.

«Bellanova è uno che spinge e ha gamba: potrebbe aiutare a risolvere i problemi sulla fascia destra. E anche Buongiorno mi piace tantissimo perché è un difensore di qualità e di cattiveria. Non a caso è l’idolo del Toro».

Sempre considerando i moduli delle due squadre, se oggi tu giocassi ancora, dove pensi che potresti rendere di più?

«Tutta la vita nella Roma! E comunque dei moduli non mi importa niente: l’importante è giocare e avere la fiducia dell’allenatore. Non credo che il modulo possa cambiare le sorti di un giocatore: se hai delle qualità, entro certi limiti ti adatti a ogni modulo».

Cosa sarà determinante in Roma-Torino?

«Il fattore campo e la fiducia in se stessi».

Chi sarà il man of the match?

«Paulo Dybala».

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