Henri, la medaglia d’oro con il Brasile Under 17 e i complimenti del ct Tite

Difensore centrale, diciotto anni, capitano della nazionale baby che ha vinto il Mondiale di categoria. Gioca nel Palmeiras, ha un contratto fino al 2025 e il suo riferimento è Thiago Silva
Henri, la medaglia d’oro con il Brasile Under 17 e i complimenti del ct Tite
Stefano Chioffi
5 min

ROMA - José Altafini, in Brasile, veniva chiamato Mazzola, pronunciato e scritto solo con una zeta nella terra di Pelé: lo avevano ribattezzato così per la sua somiglianza con Valentino, capitano e numero 10 del Grande Torino, inghiottito dalla nebbia il 4 maggio 1949 e precipitato sulla collina di Superga a bordo dell’aereo Fiat G.212. Altafini diventò campione del mondo con la Seleçao nel 1958 in Svezia: il primo giocatore a regalare prestigio e visibilità al Palmeiras, che in origine portava il nome di Palestra Italia, quando nel 1914 fu fondato da quattro giovani partiti in nave dal nostro Paese. Altafini aprì la lista dei “campeões” cresciuti nel Palmeiras. E poi Djalma Santos, Vavà e Zequinha nel 1962 in Cile; Leão e José Guilherme Baldocchi nel 1970 in Messico; Cafu, Zinho e Mazinho nel 1994 negli Stati Uniti; ancora Cafu, Rivaldo, Roberto Carlos e Marcos nel 2002 in Giappone e Corea. Una tradizione che si è rinnovata nel tempo, quella del “Verdão”, che ha sempre investito sul vivaio, come dimostrano i trentadue milioni di euro spesi dal Manchester City nel 2017 per l’attaccante Gabriel Jesus, la cessione più redditizia nella storia del club di San Paolo.

LINEA GUIDA - La ricchezza nasce in casa: è il principio tramandato nei decenni da chi ha governato il Palmeiras. Vendere per nutrire il presente e il futuro. E il Mondiale Under 17, vinto dal Brasile alla fine del 2019, a distanza di sedici anni dall’ultimo trionfo, datato 2003, ha rafforzato questo indirizzo. La nazionale baby ha vinto l’oro per la quarta volta, solo la Nigeria - nella categoria Under 17 - si è imposta in più edizioni: cinque. Un Brasile targato Palmeiras, il club più rappresentato tra i ventuno convocati del ct Guilherme Dalla Dea. Quattro i talenti del “Verdão” che sono tornati a casa con la medaglia d’oro: i due difensori centrali Henri e Renan, il terzino Gustavo Garcia e l’ala destra Gabriel Veron, premiato come migliore giocatore del torneo, vinto in finale il 17 novembre a Gama - allo stadio Bezerrão - dalla nazionale verdeoro contro il Messico (2-1 in rimonta, gol di Kaio Jorge su rigore e di Lazaro).

DA RONALDINHO A GABRIEL VERON - Nel 1997, in Egitto, al Cairo, erano stati Ronaldinho e Matuzalem a fare la differenza. Nel 1999, in Nuova Zelanda, il primo posto era arrivato dopo i calci di rigore: 8-7 contro l’Australia. Nel 2003, in Finlandia, a Helsinki, la festa era stata firmata da Sandro, Ederson ed Evandro. Guilherme Dalla Dea è diventato il terzo selezionatore del Brasile Under 17 a conquistare il titolo mondiale, seguendo la strada di Carlos Cesar (1997 e 1999) e Marcos Paquetà (2003). Il centravanti Kaio Jorge, classe 2002, gioiello del Santos, è stato il capocannoniere della piccola Seleçao con cinque gol. Gabriel Veron (2002) ha incantato con i suoi dribbling, segnando tre reti durante il torneo e recitando un ruolo da protagonista nella semifinale con la Francia (3-2). E’ stato eletto come migliore giocatore del mondiale, ricevendo più preferenze del francese Adil Aouchiche (2002), mezzala del Paris Saint Germain, e del messicano Eugenio Pizzuto (2002), centrocampista del Pachuca.

IL CAPITANO - Si è fatto ammirare anche Henri, leader della difesa del Brasile: fascia di capitano, un metro e 88, diciotto anni, nato a Araçatuba il 19 febbraio del 2002. Il suo riferimento è Thiago Silva. Vanderlei Luxemburgo, allenatore del Palmeiras ed ex ct della Seleçao, lo ha già inserito in prima squadra. E i dirigenti, qualche giorno fa, gli hanno fatto firmare un contratto fino al 2025: Henri ha postato una foto sui social, con la penna in mano, in compagnia dei suoi genitori. Nel ruolo di difensore centrale, in Brasile, tra gli Under 21, è il profilo più interessante insieme con Walce (1999), che si è distinto nel San Paolo e ora sta recuperando da una lesione al legamento crociato. Henri Marinho dos Santos, questo il suo nome completo, è gestito dai manager della Rogon, ha guidato il suo reparto con personalità: sette vittorie di fila, 360 minuti in campo, ha giocato in una difesa a quattro sul centro-destra, accanto a Luan (2002), cresciuto nell’Atletico Paranaense.

LA STIMA DEL CT TITE - Alla fine del torneo ha ricevuto i complimenti del presidente federale Rogerio Cabocio, del ct Tite e di Juninho Paulista, coordinatore della Seleçao. Se non avesse fatto il calciatore, sarebbe diventato professore di educazione fisica. Gli piace la musica, meno i videogiochi. A scuola, nel quartiere Santana, ad Araçatuba, aveva praticato volley, pallamano e basket. Il papà, che si chiama Helio Pereira dos Santos, non si perde una partita di Henri, che ha cominciato a giocare con la maglia del Tanabi, facendosi notare nel campionato Paulista Under 11. Due anni più tardi, con il Penapolense, ha disputato il torneo regionale Under 13. Ha avuto due allenatori che lo hanno impostato, da bambino, al ruolo di difensore: José Vieira e Flavio Tada.


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