Gemini Man, la recensione: due Will Smith non bastano

Il film di Ang Lee, in uscita il 10 ottobre, è tecnicamente impressionante ma il problema (grave) e che gli manca l'anima
Gemini Man, la recensione: due Will Smith non bastano
Simone Zizzari
2 min

ROMA - Recensire un film come Gemini Man non è facile. O meglio, lo è soltanto se si decide su cosa focalizzarsi. Se parliamo delle tecniche di ripresa scelte da Ang Lee, allora siamo su livelli decisamente alti. Se, al contrario, decidiamo di prendere in esame la narrazione, beh allora le cose virano decisamente in peggio. E' proprio questo il peccato originale di questo film che vede in scena ben due Will Smith: si è lavorato così tanto (e bene) alla presentazione che ci si è scordati del contenuto. Visivamente questa pellicola è impressionante. L'uso sperimentale della tecnologia applicata al cinema che Ang Lee ha sempre portato avanti con orgoglio nella sua carriera qui raggiunge vette pazzesche con un 3D e con un High Frame Rate di ripresa a 120 fotogrammi al secondo che in alcune scene lascia a bocca aperta. I combattimenti, per quanto assurdi e irreali possano essere, regalano scariche di adrenalina e divertimento. Poi però ti accorgi fin da subito che a questo film manca l'anima, manca l'approfondimento dei personaggi, manca la scrittura. Tutto scarificato sull'altare della tecnologia. La sceneggiatura risulta troppo banale e superficiale, (per non dire imbarazzante) ed è un peccato perché stiamo parlando di Ang Lee, un regista sempre all'avanguardia, capace di vincere due premi Oscar e portarsi a casa per due volte il Leone d'Oro a Venezia.

LA TRAMA - Henry Brogan (Will Smith) è il miglior sicario in circolazione. Per questo la Defense Intelligence Agency, servizio segreto americano, non rinuncia mai ai suoi servigi. A 51 anni Henry coltiva sempre più dubbi sulla vita condotta sino a qui e, dopo l'ultimo incarico, decide di smettere i panni del killer governativo. Ma i suoi superiori non si fidano e gli mettono alle costole degli agenti, fino a ricorrere al migliore di tutti, straordinariamente simile nelle fattezze proprio a Henry Brogan.


© RIPRODUZIONE RISERVATA