La monaca buddista-chef Jeong Kwan fa tappa a Roma

Figura di riferimento del veganesimo nel mondo, dal 22 al 25 maggio tiene un ciclo di incontri promosso dell’Istituto Culturale Coreano per raccontare la cucina templare
La monaca buddista-chef Jeong Kwan fa tappa a Roma
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Considerata una delle eccellenze mondiali della cucina vegana e protagonista della terza stagione televisiva “Chef’s Table” su Netflix, la monaca buddista sudcoreana Jeong Kwan si definisce un’esecutrice e non una chef. In occasione del suo arrivo a Roma, l’Istituto Culturale Coreano promuove, dal 22 al 25 maggio, una serie di appuntamenti rivolti al pubblico e alla stampa in cui si approfondisce il legame tra cucina vegana e filosofia buddista.

Cucinare è un atto di nuova creazione che si svolge secondo la propria energia e capacità, è il creare qualcosa dal nulla”, afferma la monaca che, nell'eremo di Chunjinam, segue i ritmi delle giornate e delle stagioni. “Il cibo, una volta mangiato ed entrato al mio interno perde la sua forma ma ne ritrova un’altra. Durante questo momento se tutti danno il proprio meglio e cercano di svuotare la propria anima riescono a creare un collegamento fra loro e riescono a dialogare”. I prodotti vengono lavorati con gesti lenti e accurati, secondo le tradizioni della millenaria cultura culinaria dei templi buddisti ma anche quella tradizionale e contadina.

Il pubblico potrà approfondire la cucina templare in un primo incontro il 22 maggio che si svolgerà presso l'aula di Cucina dell'Istituto Culturale Coreano (Via Nomentana 12). Questo appuntamento, dal nome “Temple Food”, prevede una lezione che approfondisce la cucina dei templi buddisti e la partecipazione a dei laboratori artigianali per realizzare fiori di carta ed altri simboli tradizionali del buddismo.

Altro appuntamento, fissato per venerdì 24 maggio, presso il Grand Hotel Palace di Roma (via Vittorio Veneto 70). Jeong Kwan guiderà i partecipanti nell’esperienza del "Barugongyang”, il rituale sacro che prende il nome dalle ciotole di legno denominate baru, attraverso il quale ci si nutre con gratitudine.


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