Massimo Ghini: sul palco vivo la mia ora di tranquillità

L'attore romano torna in città con un cast d'eccezione, da questa sera alla Sala Umberto
Massimo Ghini: sul palco vivo la mia ora di tranquillità
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Un’ora di tranquillità, commedia moderna e brillante di Florian Zeller, sarà alla Sala Umberto da oggi fino al 17 dicembre. Massimo Ghini, alla sua prima regia, sarà in scena al fianco di attori brillanti: da Galatea Ranzi a Claudio Bigagli, da Massimo Ciavarro a Marta Zoffoli, passando per Luca Scapparone e Alessandro Giuggioli. Una squadra vincente che torna a grande richiesta nella Capitale, là dove Massimo Ghini è nato e cresciuto e dove trova il tempo di raccontarci il segreto di questo grande successo.

Un’ora di tranquillità è un testo mai rappresentato in Italia prima della sua regia, si tratta di una bella sfida...

«Questo fa parte del mio carattere: amo molto le sfide. So bene che fare carrierapoggiando sempre sul sicuro, facendo le cose che mi costruisco addosso e che sono già avviate e conosciute, mi annoierebbe».

Come mai ha deciso di misurarsi proprio con questa commedia?

«L’idea di confrontarmi con una commedia che ho trovato immediatamente intelligente, spiritosa, brillante, attuale, e anche cinica, mi ha preso sin da subito. Il bello di questo pezzo è proprio questo: che, attraverso la commedia, vengono rappresentate le miserie umane della nostra società. Quindi appena l’ho letto mi sono detto: “Devo assolutamente farlo”. E così è stato, pur sconsigliato dai distributori e dai produttori. Le scommesse si vincono anche rischiando».

E il pubblico come ha accolto questa scommessa?

«È uno spettacolo che continua a darmi molta soddisfazione. Siamo al terzo anno di replica e, come dire? è una carta di credito, significa che è uno spettacolo di successo! E lo dico anche con una punta di vanteria (ride, ndi): è la mia prima regia e ne vado ancora più orgoglioso».

Si tratta di un’opera in cui il ritmo è scandito dall’alternanza di vari personaggi, in questo caso bravissimi attori. Quanto è importante l’intesa?

«Io questa compagnia me la sono proprio andata a cercare, nel vero senso della parola. Dentro ci sono attori come Galatea Ranzi, Claudio Bigagli, Massimo Ciavarro, attori che è difficile vedere insieme in un percorso come quello di “Un’ora di tranquillità”, che è una commedia. Galatea Ranzi ha sempre affrontato grandi classici con grandi registi ed è considerata una grande interprete con una vocazione drammatica. Ma io le ho detto “Secondo me potresti essere un personaggio di commedia straordinario”. E così anche per lei è stata una bellissima avventura, tanto che è qui per il terzo anno di repliche. Insomma, calcisticamente parlando, credo che se lo spogliatoio è forte e i giocatori vogliono lo spogliatoio forte, il successo si raggiunge. La nostra è una squadra di persone di talento, intelligenti e con la voglia di confrontarsi».

E a lei, quando finalmente riesce ad avere la sua “ora di tranquillità”, cosa piace fare?

«In realtà per me l’ora di tranquillità è quando vado in scena. Perché quando sei nello spettacolo conosci la trama, sai come comincia e sai come va a finire. Il resto della vita, invece, è imprevedibile. A malapena sai come comincia, figurati se sai come finirà (ride, ndi)!».

In effetti è un risvolto quasi rassicurante del vostro mestiere.

«Sembra assurdo, ma in quel momento lì, facendo la cosa che amiamo di più, quello per noi non è più un lavoro. E a volte ti risulta più piacevole di quello che poi è la vita quotidiana, fatta delle problematiche di tutti i giorni».

Da romano qual è il posto della Capitale che le regala più tranquillità?

«Una volta, essendo nato e cresciuto in questa città, c’erano posti che veramente ti regalavano queste emozioni. Oggi, spesso mi fermo a guardare Roma dal terrazzo di casa mia: vedo l’Esquilino con Santa Maria Maggiore, le luci delle due cupole, la Sistina e la Paolina, che creano delle combinazioni di colori che spesso ho fotografato e poi postato. Sembrano quasi finte, fatte al computer. E qualche volta ci ritroviamo con gli amici ad assistere al tramonto in questa cornice, e ci sembra di essere in un film francese degli anni 70».

Dall’alto Roma si apprezza di più...

«Eliminando il “basso” inteso come il caos e la confusione di questa città maltrattata, Roma per fortuna riesce a darmi ancora grandissime emozioni».


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