Caterina Shula: è il momento di cogliere l’attimo

Un maggio intenso per la carriera dell'attrice che a 12 anni si trasferì in Italia: in tv con Il Confine, al cinema con Hotel Gagarin e anche a teatro
Caterina Shula: è il momento di cogliere l’attimo
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Guardi Caterina Shulha e pensi a un’algida bellezza dell’est Europa, inarrivabile e fredda, bionda perfezione geneticamente bielorussa. La vedi nel trailer di Hotel Gagarin (film nelle sale dal 24 maggio), capelli rasati e atteggiamento punk, o in quello della miniserie Rai 1 (15 e 16 maggio) Il Confine, crocerossina nel disastro della Prima Guerra Mondiale. La vedi, madonna nel dramma della guerra, tra feriti e amori che partono per il fronte, poi la scopri, in un’intervista in una giornata di pioggia, rivelando una risata contagiosa e una simpatia ricca di sfaccettature, con tanta voglia di stupire e stupirsi con la professione di attrice.

Maggio è un mese impegnativo per te…

«Direi molto pieno. Sono a Roma in teatro fino al 20 (Teatro dell’Angelo con Uomini Separati, ndi) poi Il Confine su Rai 1, a metà mese, e Hotel Gagarin. Quindi, sì, basta scegliere, cinema, teatro o in tv troveranno la Shulha».

Se ho capito bene tu hai recitato incinta per esigenze di scena ne Il Confine, poi realmente incinta per Hotel Gagarin, giusto?

«Sì, ma vorrei tranquillizzare tutti, le due cose non sono collegate, non è che se giri incinta poi aspetti realmente un bambino (ride, ndi). Però a parte gli scherzi, girare Hotel Gagarin è stato bellissimo, in uno stato di grazia, ero all’ottavo mese, in un posto “assurdo”, molto bello, sperduto in mezzo alle nevi e suggestivo. Noi attori Eravamo sempre insieme, Amendola, Argentero, Battiston, Bobulova e Silvia D’Amico, un mese in Armenia, eravamo un gruppo vacanze. Per Il Confine siamo stati tre mesi tra Udine, Gorizia e Trieste, è stato il mio primo ruolo da protagonista femminile e ho sentito molta responsabilità sulle spalle, poi è girato in costume, c’è anche una scena di parto molto intensa».

In uno sei rasata e vestita da punk, nell’altro sei una crocerossina dolcissima…

«Meno male che succedono queste cose anche in Italia e non solo in America, altrimenti sai che noia! È bellissimo, poter cambiare, per me è importantissimo, non riuscirei mai a interpretare sempre lo stesso ruolo, magari è più comodo potersi affidare a ciò che sperimenti da tempo, ma io ho bisogno di cambiare sempre, non concepisco la nostra professione in altro modo».

Diventare madre come ha cambiato la tua palette di colori di attrice?

«Tantissimo, i primi provini li ho fatti circa un mese dopo il parto e mi capitavano ruoli drammatici, un figlio perso o una famiglia in difficoltà o una mamma disperata e non avevo problemi a piangere, forse erano gli ormoni però, a parte gli scherzi, ti cambia la prospettiva della vita, ti riempie di tante cose nuove che arricchiscono anche il mio lavoro».

Ho letto un episodio di un tuo provino: il regista De Matteo cercava una ragazza dell’Est per un film, ti sei presentata, ma lui non ti voleva nemmeno provare, dicendo “ma questa è di Ostia”.

«In effetti, mi senti come parlo?».

È vero, parli italiano meglio di me. È un episodio fantastico!

«Sì, è vero, il responsabile del casting spiegò al regista che ero straniera al 100%. Io veramente sono arrivata in Italia a 12 anni e non parlavo una parola di italiano. De Matteo si aspettava un’altra tipologia di ragazza, io invece un po’ parlavo romano, un po’ italiano e mi ha detto “è inutile che ti faccio il provino, per me tu sei di Ostia”. Lui poi è di Trastevere, io gli assicuravo che ero straniera e gli chiesi di ritornare. Era estate, andavo al mare col mio compagno e i miei amici, restavo nel personaggio per tutto il tempo, parlavo con l’accento dell’Est Europa e nessuno mi sopportava più. Però ho convinto il regista!».

Come scegli i copioni?

«Ultimamente ho iniziato a rifiutare i ruoli della straniera, non è presunzione, sto aspettando che mi facciano fare una ragazza di Ostia, in Suburra ci potrei stare (ride, ndi). È per un’esigenza di cambiamento che dico di no, non per presunzione».


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