Dal Milan all'Italia, la carriera di Evani; e poi le vite di due personaggi legati allo sport: Roland Garros e Dmitri Sostakovic

Evani si racconta: il Milan, la Nazionale, i duelli con il Napoli di Maradona; e poi le vite di Roland Garros, a cui è dedicato lo stadio parigino del tennis, e Dmitri Sostakovic, compositore sommo e grande tifoso di calcio e dello Zenit
Dal Milan all'Italia, la carriera di Evani; e poi le vite di due personaggi legati allo sport: Roland Garros e Dmitri Sostakovic
Massimo Grilli
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Alberico Evani, detto Chicco (mi raccomando, non chiamatelo Bubu, soprannome che non ha mai sopportato…) è quell'ex giocatore del Milan e della Nazionale, ora allenatore, passato alla storia soprattutto per la velenosa punizione che all’ultimo minuto della sfida tra i rossoneri e il Nacional di Medellin - Tokio, 17 dicembre 1989 - beffò il celebre Higuita e regalò alla squadra di Sacchi e Berlusconi la Coppa Intercontinentale. La carriera - e la vita - di Evani sono naturalmente molto di più, e bene ha fatto il ragazzo partito da Massa per fare carriera nel grande calcio a raccontarsi, con umiltà e sincerità. Si dichiara un introverso, Evani, uno che alle parole preferisce i fatti. Eppure in queste pagine apre il libro della sua vita, parla della sua numerosa famiglia (quei nomi splendidi di un’altra Italia, da Alberico ad Almo a Florida…), dei genitori a cui deve tanto se non tutto, e soprattutto del suo calcio. Da Maradona, il più grande avversario (“si scendeva in campo per il riscaldamento pre partita. Tutti. Tutti tranne lui. Lui lo vedevi uscire dallo spogliatoio poco prima del fischio d’inizio. Giusto due o tre minuti di palleggi ed era pronto ad incantare lo stadio. Dava l’idea di poter vincere un incontro da soli”) ai suoi compagni (con Gambaro che si era fatto fare dei bigliettini da visita, che usava per rimorchiare fanciulle, con la sua foto e la scritta “giocatore del Milan”), alle tante vittorie in quel grande Milan, dagli scontri iniziali con Sacchi ai numerosi infortuni. Una carriera, la sua, da star poco appariscente rispetto ai campionissimi di quella super squadra (Gullit, Van Basten, Maldini…) ma da giocatore indispensabile per tutti i suoi allenatori, e coronata da un palmares straordinario (tre scudetti, due Coppe dei Campioni, due Intercontintali…) con il secondo posto Mondiale del 1994 (tra l’altro Evani il suo rigore, nella finale contro il Brasile, lo trasformò). Da allenatore è stato campione d’Italia con gli Allievi del Milan nel 2007, poi dopo varie esperienze nelle giovanili azzurre è ora nello staff della nazionale di Mancini. Serio e rigoroso come sempre. Basta non chiamarlo Bubu…
NON CHIAMATEMI BUBU; di Chicco Evani con Lucilla Granata; Mondadori Editore, 165 pagine, 17,90 euro.

Due personaggi che sono legati in qualche modo allo sport. Partiamo dal diario di Roland Garros, l’aviatore francese al quale, nel 1927, fu intitolato, su iniziativa dell’amico e compagno di studi Emile Lesieur, presidente dello Stade Française, il nuovo stadio del tennis. E questo malgrado non si conoscano trascorsi con la racchetta di Garros che fu comunque un ottimo sportivo, come ciclista, giocatore di rugby, capitano della squadra di calcio del suo liceo. Una vita troppo presto spezzata dalla guerra - morì in un combattimento aereo, nel novembre del 1918, a 30 anni - ma ricchissima. Roland Garros fu tra i pionieri dell’aviazione francese, capace di ottenere tre record di altezza e di completare per primo la traversata senza scalo del Mediterraneo. Pilota di guerra, mise a punto un meccanismo che gli consentiva di sparare attraverso l’elica del suo aeroplano. Catturato dai tedeschi, durante la lunga prigionia (da cui riuscì a fuggire) scrisse le sue memorie e un diario di guerra, che compongono uno straordinario reportage su un mondo sfavillante ma ormai in disfacimento (dagli incontri con Isadora Duncan ai particolari terribili della guerra), il ritratto di un coraggioso, disposto a morire pur di assistere da spettatore privilegiato allo spettacolo del mare di nuvole e della “luce vergine nell’aria vergine”.
“Caro Jurij Abramovic! Sono tornato oggi da Mosca dove ho trascorso due giorni. Ho ritirato due premi e ho visto ben due partite: Spartak Mosca-Dinamo Mosca (2-2) e Lokomotiv Mosca-Dinamo Tbilisi (1-0). Oggi ho saputo dalla radio che lo Stachanovec ha battuto la Torpedo 3-0 (!). Nella serie B è accaduto l’incredibile, l’Avangaard ha battuto 2-1 lo Spartak Leningrado…”. Di Dmitrij Sostakovic conoscevamo la fama di grande pianista e compositore russo, e i suoi travagliati rapporti con il governo sovietico, che più volte arrivò a censurare i suoi lavori. Non sapevamo nulla invece della sua passione per il calcio (forse l’unica oasi di pace in una esistenza non sempre facile) e questo splendido libretto ricco di dati, documenti e curiosità, ci consente di riempire la lacuna. Sostakovic aveva una autentica e irrefrenabile passione per il pallone, cosa che lo portava ad assistere dove possibile dal vivo agli incontri, a tenersi sempre aggiornato leggendo i giornali sportivi e a scambiarsi impressioni e commenti con amici, come nella lettera del 1940 di cui abbiamo sopra riportato un passo. Conservava anche un quaderno dove annotava i risultati del campionato e aggiornava la classifica, si iscrisse addirittura ad un corso per arbitri a Leningrado. Grande tifoso dello Zenit, il 2 ottobre del 2016 - per il centenario della sua nascita - fu ricordato dai tifosi di San Pietroburgo prima della gara con lo Spartak Mosca, con una colossale coreografia e un gigantesco bandierone con il volto mite del compositore, contornato da striscioni a forma di spartiti musicali, con tanto di note. Una passione trasmessa ai suoi eredi, come si evince dalla foto - scattata in occasione di quella partita - che ritrae davanti allo stadio il figlio di Sostakovic con nipote e pronipote, ciascuno con la propria sciarpa.
ROLAND GARROS, l’uomo che baciava le nuvole; memorie e diario di guerra; Edizioni 66THA2ND, 421 pagine, 23 euro.
SOSTAKOVIC, note sul calcio; di Mario Alessandro Curletto e Romano Lupi; Edizioni il Melangolo, 221 pagine, 12 euro.


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