Alla ricerca del Ronaldo nascosto e poi Panatta, il tennis e... il diavolo

Da Madeira a Torino, alla ricerca del Ronaldo più intimo e segreto. E poi Panatta e il tennis: campioni, pazzie e tutte le partite decise dal... diavolo.
Alla ricerca del Ronaldo nascosto e poi Panatta, il tennis e... il diavolo
Massimo Grilli
4 min

Una stanza di albergo, dove anche le applique ricordano la carriera del mito locale. Ma siamo a Madeira, l’isola nell’Aceano Atlantico dove è nato trentaquattro anni fa Cristiano Ronaldo, e qui tutto è stato negli ultimi dieci anni costruito o modificato nel culto di CR7. Da qui è partito il viaggio di Fabrizio Gabrielli, vicedirettore di Ultimo Uomo - web magazine tra le più apprezzate - alla ricerca delle radici di un campione, che tanto simpatico non doveva sembrargli, almeno all’inizio del percorso sulle sue orme (lui stesso lo definisce “inquietante”), sicuramente un uomo più complesso di quanto le sue prodezze in campo e il “marchio” che ormai accompagna ogni suo passo fanno immaginare. Gabrielli cerca, esplora i luoghi dove si è svolta la vita dell’asso portoghese, incontra supertifosi come il cinese Luo - che ha dedicato tutta la sua vita a Cristiano - ricorda i tanti gol segnati ahimè alla nostra Roma, ne accompagna la carriera con un occhio di riguardo alla maturazione dell’uomo Ronaldo, dal rapporto mai sbocciato completamente con il calcio della Premier League al dualismo questo sì dai contorni anche inquietanti con Lionel Messi, con cui divide il trono di super campione del calcio moderno, senza dimenticare le lacrime e le salite di una infanzia quanto mai dolorosa. Ne esce fuori un ritratto più intimo e veritiero, che va al di là degli addominali tanto esibiti e delle rovesciate - comunque splendide - da copertina.
CRISTIANO RONALDO, storia intima di un mito globale; di Fabrizio Gabrielli, edizioni 66THA2ND, 235 pagine, 17 euro.

Evidentemente ci ha preso gusto. Dopo il successo di “Il tennis è musica”, un’altra puntata delle memorie di Adriano (Panatta), che torna in libreria con “Il tennis l’ha inventato il diavolo”, sempre con il decisivo aiuto di Daniele Azzolini, più di cento tornei del Grande Slam seguiti da inviato. Si parla del diavolo con la racchetta, ed ecco quindi capitoli intitolati a vari “gironi”, dai tennisti più sfortunati a quelli dimenticati, dalle vite scellerate di alcuni protagonisti a quei campioni mentalmente “instabili”. Da Roddick e lo “stress da Federer” alla sfiga esagerata di Del Potro, dalle giaculatorie in campo di Canè e Fognini alla simpatia di Bahrami, da Von Cramm e un diavolo chiamato Hitler fino a Jiro Sato, che morì suicida per dimenticare le disgrazie della Davis. Protagonisti noti e meno noti a cui si accavallano - e per noi sono le pagine più divertenti - i ricordi personali di Panatta, soprattutto quelli degli Anni Sessanta e Settanta, dalle disavventure egiziane del grande Pancho Di Matteo alla conversione di Caimo, dagli Internazionali di Cavallo Pazzo all’incredibile sfida con Higueras, vinta grazie anche alla calorosa “partecipazione” del pubblico del Foro, con annesso ritiro per proteste del povero giudice arbitro inglese, Bertie Bowron. A chiudere un capitolo a parte su Matteo Berrettini, romano (e bello, diciamolo pure) come Adriano, e una lettera affettuosa e toccante a Monica Giorgi, collega di doppi misti, finita dentro una storia più grande di lei.
IL TENNIS L’HA INVENTATO IL DIAVOLO; i colpi impossibili, le pazzie dei campioni e tutti i match in cui il demonio ha messo la coda; di Adriano Panatta con Daniele Azzolini; Sperling & Kupfer Editori, 295 pagine, 17,90 euro.


© RIPRODUZIONE RISERVATA