Auto dell'Anno 2019: Jaguar I-Pace, la scheda

La quinta candidata è la 100% elettrica del marchio britannico. È stato il primo suv premium anti-tesla ad arrivare sul mercato. la i-pace ha due motori, 400 cv e grande spunto
Auto dell'Anno 2019: Jaguar I-Pace, la scheda
Alberto Sabbatini
2 min

La Jaguar I-Pace è la prima vera risposta dell’industria automobilistica tradizionale alla Tesla in tema di auto elettriche premium. Riprende il nome dalla gamma dei SUV Jaguar, ma in realtà più che di una Sport Utility vera e propria, si tratta di una berlina rialzata perché il pianale ospita per intero il pacco batterie che pesa oltre 600 kg e contribuisce però ad abbassare il baricentro dell’auto con benefici effetti per la dinamica di marcia e per la guida.

La I-Pace è una vettura quattro porte con portellone lunga 4,68 metri e spinta da due motori elettrici, per un totale di 400 cavalli e quasi 700 Nm di coppia motrice. Ciascuno dei due motori eroga circa 200 cv e aziona in modo indipendente uno degli assi, facilitando quindi la gestione della trazione integrale perché a seconda di dove è richiesta maggior coppia motrice, il computer di bordo è in grado di mandare maggior energia a quell singolo asse di ruote. Il pacco di batterie al litio di elevata capacità è da 90 kilowattora e secondo la Jaguar assicura un’autonomia (in base al ciclo WLTP) di 470 km, ma noi in un uso reale ne abbiamo percorsi circa 400. L’accelerazione di un’auto elettrica con batterie di elevata capacità è entusiasmante. Siccome è prerogativa del motore elettrico fornire energia tutta insieme, a differenza di un normale propulsore termico, l’auto elettrica dispone praticamente all’improvviso di tutta la coppia motrice generata: nel caso della Jaguar sono 696 Nm. Questa enorme coppia rende esaltante la guida della I-Pace che diventa reattiva al primo tocco dell’acceleratore.

Autonomia oltre 400 km

L’autonomia della I-Pace, come tutte le elettriche, è strettamente legata allo stile di guida. Vista l’elevata capacità della batteria, scordatevi di caricarla con la normale presa corrente casalinga: ci vorrebbero fra le 25 e le 30 ore. Meglio usare la presa Type 2 delle colonnine fino a 11 kWh oppure le prese “rapid” a corrente continua che possono erogare da 45 a 95 kWh e in meno di un’ora vi restituiscono buona parte dell’autonomia.


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