Amatrice, la solidarietà e quattro chiacchiere con Alex Zanardi

Una giornata speciale, per i ragazzi di Amatrice, in compagnia di Alessandro Zanardi e Gianmarco Tamberi, che nel vicino comune di Posta hanno anche inaugurato la nuova struttura scolastica donata da Save the Children e realizzata col supporto di BMW Italia
Amatrice, la solidarietà e quattro chiacchiere con Alex Zanardi
Diego D'Andrea
6 min

AMATRICE - Dopo un evento drammatico è sempre difficile reagire. Così, per aiutare i ragazzi di Amatrice e infondere loro speranza nel futuro dopo la terribile esperienza del sisma, il pilota e brand ambassador di BMW Italia Alessandro Zanardi e l’altista Gianmarco Tamberi hanno condiviso la loro esperienza personale, fatta di cadute e ripartenze coraggiose, con 60 studenti nel Centro Giovani 2.0. Alex e Gianmarco, si sono poi spostati nel vicino comune di Posta, per inaugurare con le autorità locali una nuova struttura scolastica donata da Save the Children e realizzata col supporto di BMW Italia.

Ma è stato proprio l’incontro con gli studenti il momento più coinvolgente della giornata, con gli esempi di vita portati da Alex e Gianmarco. Due che nella difficoltà non si sono certo abbandonati allo sconforto e se Gianmarco è un ragazzo di grande positività, oltre che un grandissimo atleta, Alex Zanardi merita un discorso a parte: potresti anche non sapere nulla di lui, delle imprese, dei record; e neanche che gli mancano le gambe, perché magari lo incontri seduto al tavolo di un ristorante e non te ne accorgi. Eppure, ci parli e lo capisci subito: una persona unica.

Proprio con lui abbiamo scambiato 2 chiacchiere, in cui ci ha raccontato del recente record all’Ironman e dell’agenda motoristica per il 2018, magari proprio al volante dell’affascinante BMW M8 GTE da poco presentata al Salone di Francoforte.

Alex, oggi hai incontrato dei ragazzi che hanno vissuto una terribile tragedia. Ripartire dopo una cosa così è dura ma tu sei la prova vivente che si può fare. In questi giorni hai addirittura battuto il record all’Ironman scendendo sotto le 9 ore. Nel tuo caso cosa conta di più, la condizione fisica o la testa?

“Sicuramente più testa, che muscoli, non c’è dubbio. Ma senza nessuna eccezionalità, perché vedi, io credo che nella vita la cosa davvero complicata sia decidere dove vuoi andare, e se quella decisione è sana, è ben presa, poi alla fine andare avanti è molto semplice, perché agisci più con passione che con l’ambizione di voler dimostrare qualcosa a qualcuno. Fai quel che ti piace e ti senti un privilegiato. Alle volte, invece, si chiama semplicemente riappropriarsi della propria vita, ed è quello che stanno facendo ad esempio questi ragazzi. Io posso portare solo la mia testimonianza, non c’è una ricetta magica, posso soltanto dire che se non fossi stato capace di rimanere curioso nei momenti più difficili del post-incidente, non sarei stato in grado di originare tutto quel che mi sto godendo oggi”.

Quindi, da una disgrazia può nascere un’opportunità?

“Si, non è un’esagerazione dichiarare che l’incidente è stata una delle più grandi opportunità della mia vita, perché tutto quello che faccio è direttamente connesso alla mia nuova condizione… persino battere dei record. All’epoca non sembrava così facile scorgere un’opportunità in quello che mi era accaduto, per cui raccontare a questi ragazzi che quel che gli è capitato può essere un’opportunità è esagerato, non ho nessun diritto di dire questo. Ho raccontato la mia esperienza per dimostrare che in tutto ciò che accade nella vita non c’è mai solo il bene o solo il male, ci sono sempre entrambe le cose. E riuscire a scovarlo, il bene, alla fine ti può regalare quel punto d’appoggio per ripartire, e magari di lì a qualche anno dire: caspita, ce l’ho fatta, sono orgoglioso di me stesso”.

Prima raccontavi ai ragazzi “quei pazzi di BMW mi hanno dato una macchina e mi hanno chiesto di correre”. Tu sei andato e non solo hai corso, ma hai anche vinto. Insomma, il vizio di vincere ce l’hai; e il rapporto con i motori è sempre forte…

“Beh è logico che poi tagliare il traguardo per primi è bellissimo, ed è un piacevolissimo valore aggiunto; che però non ottieni, o molto difficilmente vai a incassare, se è l’unica cosa che ti spinge... a guidare un’auto, a pedalare con una handbike, nuotare per l’inizio di un ironman. Perché è il livello di preparazione che hai messo in campo fino a quel momento, che poi determina il risultato che puoi ottenere. E il livello di preparazione sarà altissimo se non comporta sacrificio l’allenamento. Anzi, se tu consideri l’allenamento la parte più bella, il vero privilegio, la cosa più importante del tutto, è molto facile che tu poi vada anche all’incasso della gloria. Ma paradossalmente te ne frega fino a un certo punto, perché ti diverti già tanto così che la gara è solo una buona scusa per fare quello che ti piace fare”.

Sempre in tema di motori, per il 2018 che programmi hai? BMW ha presentato di recente a Francoforte la spettacolare M8 GTE, ci sono speranze di vederti con lei alla 24 ore di Le mans?

“Chi lo sa, io credo che sicuramente mi vedrete al volante l’anno prossimo, e sarà, mi auguro, al volante di una bellissima GT, se questa possa essere ancora una volta la M6 che ho già guidato grazie a BMW Italia lo scorso anno al Mugello - tra l’altro, tagliando il traguardo per primo, lasciamelo ricordare, e dovevi vederli come mi guardavano gli altri 2 sul podio, il vecchio zio cinquantenne, senza gambe, che li aveva messi tutti in fila -; oppure al volante della nuova M8, questo non mi è dato sapere, ma insomma, è come scegliere tra un dolce e un altro… non lo so, son buoni tutti e due”.


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