Lamborghini, la fabbrica da sogno dove l'uomo vale ancora più del robot

Viaggio all’interno dello stabilimento dove nasce il primo superSUV della storia Lamborghini che nel 2015 era ancora destinato ad essere prodotto a Bratislava
Lamborghini, la fabbrica da sogno dove l'uomo vale ancora più del robot
Pasquale Di Santillo
6 min

SANT’AGATA BOLOGNESE. C’è davvero una bella fetta di un’Italia diversa, dietro l’Urus, il capolavoro della manifattura made in Italy del nuovo, anzi del primo superSUV della Lamborghini. La supersportiva in assetto SUV che ha stupito il mondo dopo l’anteprima di lunedì sera davanti 750 invitati da tutto il mondo, compresi 170 giornalisti e lo stesso presidente del Consiglio, Gentiloni.

DIMENSIONE DIVERSA. Al di là degli inconvenienti tecnici che hanno frenato la presentazione ipertecnologica della nuova visione dell’automobile targata Lambo, resta infatti la sensazione concreta di una dimensione diversa. Perché il pensiero va al concept di cinque anni fa, alla capacità di modificare quello che era il piano originario e cioè produrre la Urus a Bratislava, in Slovacchia. Un percorso deviato verso l’Emilia, verso l’ovile della Casa madre a Sant’Agata Bolognese grazie all’intervento di tante persone, dall’ex CEO di Lamborghini Stephan Winkelmann, all’allora responsabile del marketing Audi Luca de Meo (ora n.1 Seat). Interventi che di fatto hanno reso possibile il raddoppio globale dei numeri globali di Lamborghini per spazi (da 80 a 160.000 mq), dipendenti (da 800 a quasi 1600) per finire - sperano da queste parti - alle vendite già in orbita con il successo di Aventador e Huracan (nel 2016 +7% rispetto all’anno precedente).

DA RECORD. Così fa un certo effetto cenare la tra la nuova linea di assemblaggio, tutta dedicata alla Urus e poi il giorno dopo passeggiare attraverso il nuovo reparto finizione e la pista di prova realizzata su misura per i test dei SUV, senza dimenticare i magazzini per la logistica, il nuovo impianto per la trigenerazione, gli uffici con certificazione Leed Platinum, cioè il meglio di quanto si possa trovare nell’ambito del lavoro e lo spazio dedicato alla produzione centralizzata di tutti i vettori energetici. Una sorta di miracolo all’italiana con un congruo sostegno della proprietà tedesca di Audi, realizzato con il lavoro di 600 imprese e 3.600 persone coinvolte in un tempo record, 18 mesi, grazie all’utilizzo della realtà virtuale con la quale è stato trasformato il terreno agricolo circostante la corpo base della sede Lamborghini.

UOMINI E ROBOT. A girare tra i capannoni ultramoderni della fabbrica ci si rende conto però che la correlazione tra passato, presente e futuro è fortissima. Ferruccio Lamborghini, nel 1963 non si sarebbe mai immaginato nella sua anima di artigiano visionario che un giorno quello che è il frutto della sua passione e della sua creatività. le competenze della sua tradizione si sarebbero fuse con la specializzazione, l’ergonomia e la sicurezza dell’industria 4.0. Quella capace di migliorare la produzione grazie all’utilizzo di robot collaborativi che si affiancano agli operai per rendere migliori operazioni ripetitive eppure fondamentali come avvitature, incollaggi e assemblaggi e dove la digitalizzazione diventa l’habitat quotidiano tramite touch screen e la mobilità interna alla fabbrica viene gestita anche attraverso mezzi a guida automatica (non ancora autonoma). Una modernità che però non perde mai di vista la manualità insostituibile dell’uomo quando si tratta di personalizzazioni e standard qualitativi sempre più elevati.

LA VISIONE. Un mondo nuovo insomma, che Stefano Domenicali, CEO di Lamborghini, spiega così: «Lamborghini Urus nasce da un approccio visionario è il risultato della combinazione del DNA Lamborghini con la versatilità tipica di un SUV, elevato a un livelli finora impossibile. Per le emozioni che suscita e in termini di design, prestazioni e dinamica di guida questa è una vera Lamborghini, ma è anche un’auto adatta alla guida di tutti i giorni su terrene molto diversi tra loro. Urus entra nella famiglia Lamborghini come una vettura ad alte prestazioni, il massimo punto di incontro tra competenze tecniche e passione nell’intento di creare una nuova razza di tori. Un superSUV che trascende le aspettative e apre la porta a nuove possibilità, sia per il brand che per i nostri clienti».

PRESTAZIONI E PREZZO. Del resto con 305 km/h di velocità massima Urus è il SUV più veloce di sempre, toccando i 100 km/h in 3”6 e i 200 km/h in 12”8 grazie al primo motore turbo (in realtà è un biturbo) della sua storia, il V8 da 650 cv e 850 Nm di coppia. Tutto completato dal più potente sistema frenante mai utilizzato (solo 33,7metri per fermarsi da 100 km/h!), da sei modalità di guida (anche terra, sabbia e neve), le quattro ruote motrici, il torque vectoring al posteriore per spostare la motricità dove serve, sospensioni ad aria e le ruote posteriori sterzanti. Un pacchetto prestazionale che vale tanto, cioè 168.852€ più iva, cioè 206.000€ complessivi di partenza. Così, si spiegano le parole conclusive dello stesso Domenicali, ambiziose certo, ma in fondo anche legittime, visto che dopo i 700 milioni di investimenti ora si punta al raddoppio delle immatricolazioni: «In termini di volumi con Urus prevediamo di raggiungere le 7.000 immatricolazioni l’anno Pensiamo di venderne circa 3.500 l’anno che andranno ad aggiungersi alle altre 3.500 unità tra Huracan e Aventador». La sfida è partita, la concorrenza avvertita. Vediamo se, in che tempi e in che termini arriva la replica. In particolare, quella colorata di Rosso.


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