Fienga a SportLab: "Non facilitare il nuovo stadio significa tagliare le gambe alla Roma"

Il Ceo giallorosso: "Affittiamo l'Olimpico per due giorni senza poterne beneficiare con il marketing e il food & beverage. Siamo pazienti con le Istituzioni ma abbiamo bisogno di un impianto di proprietà"
Fienga a SportLab: "Non facilitare il nuovo stadio significa tagliare le gambe alla Roma"
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ROMA - Il Ceo della Roma Guido Fienga è intervenuto durante SportLab, la maratona digitale di Corriere dello Sport-Stadio e Tuttosport per festeggiare i 75 anni della testata torinese e di Stadio. 

Si va verso l’ingresso dei fondi e della divisione della distribuzione e della creazione dei contenuti?
"Sì, non è una divisione netta senza possibilità di sincronia, è più un effetto di quello che sta succedendo. L’ingresso dei fondi sta accelerando un processo che l’impatto negativo del virus sta rendendo solo più urgente ma che era già partito. La trasformazione dell’industria della distribuzione dei contenuti è partita sei mesi fa. 
Se chiediamo ai nostri figli se guardano Sky, risponderanno che guardano Netflix, una piattaforma che ha un modello di fruizione dei contenuti totalmente diverso. Sky sta diventando una piattaforma d’accesso più che un ideatore di contenuti. Dietro a un modello di distrubuzione ci sono investimenti enormi da fare ma anche una modifica delle richieste dei consumatori. Iniziallmente calerebbero i ricavi per consentire a un nuovo modello di lanciarsi, per poi risalire. Bisogna aprire a dei partner che ci aiutino a sostenere questo nuovo modello di distribuzione stabilizzando in anticipo i flussi di cassa delle società. Sta avvenendo una tempesta perfetta: un cambiamento tecnologico, di distribuzione e il Coronavirus che schiaccia ancora più in basso i valori".

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Il prodotto calcio va spezzettato in forme nuove, la competenza dei fondi in questo è utile?
"Ovviamente sì, poi i fondi acquistano competenze. La capacità è quella di aggregare un contenuto esclusivo, le competenze in settori limitrofi come la formula 1 e il rugby e le competenze tecnologiche. Con l’introduzione del 5G i modelli di broadcasting classici verranno meno: basterà una tecnologia più mobile con l'interattività. La partita in senso pratico andrà ad attivare una serie di altri servizi accessibili semplicemente tramite un device. È meglio quindi anticipare questa evoluzione dei consumi".

C’è il rischio che il calcio venga espropriato della sua capacità di governo politico del sistema?
“Sui valori non mi voglio spingere perché la negoziazione in corso. Stiamo scegliendo un partner non solo perché ci dà solo dei soldi ma perché porti un know-how. Vogliamo un partner, non solo un finanziatore. Non vedo tutto questo come un esproprio, ma un arricchimento. È un ingresso con una percentuale di minoranza. Gli si riconosce di avere competenze che oggi non ci sono per fare qualcosa di diverso rispetto a oggi. Invece avere un partner ricco significa ricevere competenze già maturate oltre che i fondi per finanziare lo sviluppo di questo progetto. C'è una negoziazione in corso: l'idea è buona, bisogna capire se è sostenibile e conveniente. Siamo in una fase della comprensione della convenienza, sulla bontà dell'idea ci siamo espressi in Lega e l'abbiamo ritenuta un'opportunità".

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Sulla questione stadi.
"Non voglio entrare nel commento politico, ci tengo a sottolineare che il Covid ha dimostrato che il calcio senza pubblico è un altro sport, decisamente più brutto rispetto a quello che amiamo. La cornice è funzionale allo spettacolo che vogliamo. Lo stadio non è solo un contenitore di pubblico, ma un attivatore di tante leve di business che servono al club per crescere. Nelle top 20 squadre europee, quelle che hanno mostrato una crescita anno su anno negli ultimi dieci anni sono state solo quelle con lo stadio di proprietà. Non facilitare la costruzione di un impianto di proprietà significa tagliare le gambe a un club sulle possibilità di sviluppo. Non dobbiamo sorprenderci se dopo 10 anni una squadra che ambisce a essere nel primo gruppo poi si trovi nel secondo o nel terzo, perde la percezione del suo brand. Su un piano europeo, l’agibilità e la qualità degli stadi è uno dei fattori chiave per far parte di queste competizioni. Lo stadio non è un vezzo che un club deve avere. È ovvio che la costruzione di uno stadio fattibile e sostenibile deve rispondere a una serie di requisiti. Il Credito Sportivo sta svolgendo un'opera incomiabille, c'è sempre quando deve fare il nocciolo duro della finanza a sostegno del progetto di base. Questo è un processo che deve avvenire in tempi economici accettabili, partite da un'analisi e sapere che un’opera può essere completata dopo 12 o 13 anni mina la tenuta del piano stesso e questo è uno degli aspetti che mette in crisi qualunque investitore nelle sue capacità di investimento. Abbiamo sempre rispettato pazientemente il lavoro delle istituzioni: riteniamo che se avessimo avuto uno stadio in gestione sarebbe stato meglio, la situazione della Roma è ancora più penalizzante di coloro che non hanno lo stadio di proprietà ma lo hanno in gestione. La Roma dispone di uno stadio 2 giorni ogni 15 e non siamo in grado di aprire alcun business collaterale (food & bavarage o museo) e attivare tutto ciò che altre squadre che noi abbiamo l’ambizione di raggiungere, Barcellona e Tottenham, e con cui vogliamo competere, possono fare e su cui sviluppano quote di fatturato altissime, il 30%. Per noi questo è 0 e resterà tale finché non avremo uno stadio di proprietà. Quanto possiamo sostenere che questo elemento sia zero, senza perdere l'ultimo treno per competere con queste squadre è veramente il senso di angoscia che noi manager ci portiamo dentro perché stiamo chiaramente competendo con club europei senza la possibilità di usare i mezzi che gli altri hanno, avendo la stessa volontà di investire".

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Immagina un calcio con investimenti inferiori in termini tecnici o ci può essere ottimismo per il futuro?
“Penso che per un periodo sia salutare che ci sia un riassetto dei valori. C’è uno storno di ricavi, tutto il sistema sta perdendo. Non è avvenuto in tutti i settori questo come nella componente costo-calciatore, ma la riduzione dei trasferimenti ne è un grosso segnale. Se tutti si riposizionano nel basso poi si riprende a crescere”. 

Cosa porta il Covid nel calcio?
“Tutte le discontinuità sociali portano a una fase di rinnovamento: le guerre, le pesi e le pandemie. Il calcio ha una virtù unica: la capacità di attrarre investimenti generando sentimenti positivi, un qualcosa a cui ci piace pensare. Se si capisce che il calcio può essere uno dei più grossi acceleratori di ripresa e investimento, allora forse appare tutto più chiaro il perché vada sostenuto l’investire in uno stadio piuttosto che rinnovarlo, programmare stagioni che siano fattibili e lavorare insieme nonostante tutti i vincoli che porta il virus. Vedo poche industrie come il calcio che hanno queste caratteristiche che possano attivare così velocemente investimenti a livello locale attraendoli da un mercato internazionale".

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