Dopo 8 lunghi mesi d'assenza, Martina Trevisan è finalmente tornata in campo. La tennista azzurra, scesa fino al numero 283 del ranking femminile, sta riprendendo confidenza con il campo dopo un periodo molto difficile. In un'intervista a Fanpage, Trevisan ha raccontato il suo calvario.
Trevisan, il calvario: "Faticavo a camminare, ho provato ogni terapia"
"Il problema al tallone mi aveva reso impossibile non solo giocare - le parole della tennista -, ma nelle fasi più acute anche camminare normalmente. Ho provato ogni tipo di trattamento e terapia pur di evitare l'operazione, che sapevo mi avrebbe costretta a fermarmi per molti mesi. Alla fine, però, ho capito che era l’unica soluzione percorribile. Mi sono tolta un peso dal cuore, giocare con un handicap simile è destabilizzante anche dal punto di vista emotivo: non sapevi mai se e quanto ti faceva male durante la partita. Il ritorno in campo è stato difficile ma niente in confronto a ciò che ho vissuto nei mesi scorsi. Serve solo un po' di tempo per riprendere confidenza con la competizione e portare il mio fisico al 100%, perché 248 giorni di assenza dai match qualche piccolo strascico lo lasciano. Ho lavorato per tutti questi mesi per poter tornare in campo il prima possibile e, quando finalmente ce l’ho fatta, mi sono sentita come se, dopo una lunga assenza, fossi tornata a casa. Mi è mancata l’aria che si respira ai tornei: adrenalina, emozione, voglia di vincere e dare il massimo. Mi è mancata quella tensione positiva".
Trevisan difende Sinner: "È una gioia per gli occhi"
Poi su Sinner e sulle critiche che ha ricevuto: "Ho tifato per Jannik con tutto il fiato che avevo in gola. È un ragazzo straordinario e non si può proprio non tifare per lui, per quel tennis così pulito e affilato che mette in campo ogni volta. Chi lo accusa di avere uno stile di gioco poco emozionante probabilmente non ha mai preso in mano una racchetta, perché vedere Sinner giocare, riconoscendo come faccia apparire semplici anche i gesti più complessi, è una gioia per gli occhi e per il cuore. E non lo sto dicendo solo da tifosa, ma anche da professionista che sa come certi lungolinea di rovescio siano uno schiaffo alle leggi della fisica. Dopo la sconfitta a Parigi, Jannik ha dimostrato di avere una capacità di ripresa e resilienza che penso dovrebbero essere studiate in ogni accademia di tennis, anzi in ogni scuola".