Antonio Conte ha lasciato la Nazionale il 2 luglio 2016 dopo aver perso ai rigori contro la Germania nei quarti di finale dell’Europeo. Per spessore tecnico, la sua ultima formazione non è lontana da quella che oggi potrebbe rimettere in campo. Aveva la difesa della Juve, come unica garanzia, Buffon e davanti Barzagli, Bonucci e Chiellini, centrocampo di buona gamba ma di tecnica non eccelsa con Florenzi, Sturaro, Parolo, Giaccherini e De Sciglio, attacco con la potenza di Pellé e il guizzo di Eder. Tolti gli juventini, che stavano già dando il meglio, nessun altro ha riempito pagine di epica calcistica. Questo per dire che l’attuale livello medio/basso del calcio italiano (non inteso come Serie A, ma proprio come prodotto del nostro Paese) non dovrebbe preoccuparlo più di tanto. Lo conosce già. Da allora, abbiamo vinto sì un Europeo ma per due volte di fila non ci siamo qualificati per il Mondiale.
Italia, Conte fedele al 3-5-2
Magari ci sorprenderà, ma se sarà Conte il prescelto è difficile immaginarlo in un territorio lontano dal 3-5-2. È vero, non avrebbe più quella difesa che lui stesso aveva creato alla Juventus, però il suo sistema principale è quello, pur con le varianti che si sono aggiunte nel corso della carriera. Sarebbe complessa la ricostruzione della difesa, tanto da indurlo a pensare a Di Lorenzo più come centrale di centrodestra che come esterno nella linea di centrocampo. Ha bisogno di un giocatore esperto, affidabile, in grado di guidare il reparto. Ne aveva tre, all’epoca. È la ragione per cui nemmeno il trentacinquenne Acerbi deve sentirsi fuori dal giro. Non c’è tempo per ricominciare un lavoro da zero, le qualificazioni all’Europeo sono dietro l’angolo, il nuovo ct dovrà in ogni caso sfruttare il lavoro del suo predecessore.
Conte, rebus per il centrocampo dell'Italia
Dopo l’esperienza al Chelsea e al Tottenham tornerebbe un Conte più internazionale, anche se l’Europa continua a sbattergli le porte in faccia. Tuttavia, per convinzione e principi, resta un tecnico di segno opposto rispetto al suo “rivale” Spalletti. Punta alla sostanza, al risultato senza appoggiarsi al gioco, senza badare allo spettacolo. Dovrebbe piacergli il materiale di centrocampo, con tante mezze punte di buon livello e di grande dinamismo come Tonali, Frattesi e Barella. Il problema, ma è lo stesso che riguarderebbe anche Spalletti o chiunque altro, è il ruolo di regista. Locatelli o Ricci? O Tonali spostato al centro come ha fatto anche nel Milan in coppia con Bennacer? Più difficile il ripescaggio di Jorginho e soprattutto di Verratti che a 32 anni sta per scegliere il ricco prepensionamento arabo.
Italia, Scamacca la punta di Conte
Berardi da una parte e Chiesa dall’altra, più due punte e Zaniolo da recuperare. Potrebbe essere un azzardo secondo le idee di Conte, ma non c’è dubbio che la qualità di questa Nazionale dovrebbe spost a rsi sulle fasce laterali. C’è da sperare nel rilancio di Scamacca dopo la deludente stagione londinese e la definitiva esplosione di Retegui che al debutto in Coppa Italia con i l Genoa ha acceso i fuochi d’artificio. E poi c’è sempre lui, Ciro Immobile, il più forte centravanti italiano. Magari Conte può risvegliarlo anche in Nazionale.