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Sprofondo Italia, adesso è buio totale. Cosa deve fare Spalletti

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Sprofondo Italia, adesso è buio totale. Cosa deve fare Spalletti LAPRESSE
Leggi il commento sul commissario tecnico dopo la disfatta degli azzurri contro la Norvegia

Alla vigilia di Oslo, non potendo chiedere a questa Nazionale fantasia, tecnica, né inventiva, ci siamo rifatti a tre concetti che appartengono alla nostra storia: coraggio, orgoglio e idee. Niente di tutto questo è emerso dal campo norvegese, non il coraggio dei giocatori, non l’orgoglio di una squadra, non le idee di un ct. Niente. Buio totale.

Poche volte, in carriera, ci era capitato di vedere grandi allenatori restare inermi e incapaci di qualunque reazione di fronte al dominio degli avversari. La prima volta è stato allo Stamford Bridge per il ritorno di Chelsea-Inter, ottavi di finale della Champions 2010: Ancelotti in piedi immobile davanti alla sua panchina mentre l’Inter, che Mourinho aveva rivoluzionato chiedendo a Eto’o e Pandev di fare i terzini, stava portando via la qualificazione. La seconda è molto più recente: Psg-Inter 5-0. Dopo 10 minuti era chiaro il dominio dei parigini, ma Inzaghi non ha battuto ciglio consegnandosi al dileggio tecnico dei francesi. La terza venerdì sera: la Norvegia imperversava e a inizio ripresa, sullo 0-3, Spalletti si è presentato con la stessa squadra (tranne Frattesi per Rovella), con lo stesso modulo e con lo stesso atteggiamento. È solo una sensazione, ma se quel primo tempo lo avesse giocato il suo Napoli, dallo spogliatoio sarebbe uscita un’altra squadra, con un’altra testa. Attenuanti ce ne sono, contro Nusa, Haaland, Ødegaard e Sørloth abbiamo giocato con la terza squadra dell’Italia, un’Italia C, ma abbiamo perso da Italia F.  

Da ora in poi dovremo solo vincere, sempre, tutte le partite e, se la Norvegia farà lo stesso, per sperare che la prossima sfida diretta abbia un senso dovremo segnare tanti gol quanti ne servono per rimontare i 13 che ci separano dai norvegesi. Se domani sera battiamo la Moldavia 4-0 non basta, dobbiamo farne almeno sei di gol, uno più di quanti ne ha segnati la capolista del nostro girone. Spalletti non ha alternative, deve cambiare quasi tutto, cominciando dalla difesa: fine della linea a tre, ritorno dei quattro, con Di Lorenzo che attacca a destra e con Dimarco (o un altro) che spinge a sinistra. Almeno un’ala d’attacco e fra quelle a disposizione ce n’è una sola capace, anche se non sempre, di saltare l’uomo e inquadrare la porta, Orsolini. E poi due attaccanti, non uno solo. Retegui con Lucca, così da sfruttare palla alta e palla bassa, o con Daniel Maldini uno dei pochi italiani in possesso di un po’ di tecnica.  

Ci eravamo già rassegnati alla retrocessione in seconda fascia, decisamente dietro a Inghilterra, Germania, Francia, Portogallo, Spagna, Brasile e Argentina, eravamo accanto a Svizzera, Belgio, Norvegia, Croazia, Austria, Danimarca e Polonia, ma purtroppo continuiamo a scendere fino a sprofondare in terza fascia, fino a temere Israele per la corsa al secondo posto del girone. Oggi, per fare un esempio, la Turchia ha più talento di noi, basta fare i nomi di Yildiz e Arda Güler. E perfino la Georgia (vietate le risatine) ha un fenomeno come Kvaratskhelia.  

Venerdì sera, mentre a Oslo le centinaia di tifosi italiani contestavano gli azzurri come raramente accade, soprattutto in trasferta, c’è tornata in mente una delle vecchie e più feroci contestazioni alla Nazionale. Era il 1970, a Città del Messico avevamo perso in finale contro il Brasile di Pelé, Tostao, Jairzinho e Rivelino. Al ritorno a Roma, Valcareggi, Riva e compagni furono accolti dal lancio di pomodori. Ed eravamo vice campioni del mondo... 

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