Procida, l'intervista: "La NBA non è un’ossessione, penso alla Nazionale"

L’ala azzurra dall’elevazione super è destinata ad un futuro in America, ma per ora rimane concentrato sull'azzurro
Procida, l'intervista: "La NBA non è un’ossessione, penso alla Nazionale"© CIAMILLO

Chissà se ha mai visto Iron Man, il supereroe della Marvel che grazie alla sua tuta dotata di cinque turbine a gas vola verso l'alto. Gabriele Procida non ne ha bisogno. A spingerlo spesso sopra il canestro sono dei garretti esplosivi e a una mano morbidissima, hanno solleticato le attenzioni non solo dell'Alba Berlino ma anche della NBA. Intanto oggi se lo gode la Nazionale. 

Procida, nella vittoria sulla Turchia 7 punti e ben 10 rimbalzi. Siamo alla maturazione completa? 
«Non guardo mai alla mia prova. Tutta la squadra ha giocato una grande partita. Loro ci hanno messo inizialmente in difficoltà. Siamo stati bravi a rimanere dentro la gara e cambiare passo grazie all'intensità difensiva, che ci ha consentito di ribaltare l'inerzia e vincere».

Questa filosofia di gioco si adatta alla perfezione alle sue caratteristiche, non crede? 
«Sono un po’ di anni che milito in squadre senior e sono cresciuto mentalmente. Per diventare un giocatore completo occorre essere presente sia in attacco che in difesa. Alla squadra servono non solo i punti ma anche le cose “sporche”: un rimbalzo, una palla rubata, uno sfondamento subito».

Parla con grande maturità. Procida oggi è un giovane...vecchio? 
«Non esageriamo. Certamente le scelte che ho fatto mi hanno aiutato e non rimpiango nulla di questa mia prima parte di carriera, neanche quando ho lasciato Cantù per la Fortitudo: è stata una stagione che mi ha insegnato tante cose. Mi sono affrancato, perché per la prima volta ho vissuto da solo lasciando la comfort zone dove ero cresciuto».

Ora è arrivata la benedizione di Gigi Datome. "E' più pronto di quanto non fossi io alla sua età" ha detto. Si sente lusingato? 
«Gigi io l'ho vissuto poco come compagno, ma stargli a fianco è stato favoloso. Sia per quello che ho potuto rubare con gli occhi che per i consigli che mi ha dato. Si è sempre mostrato come un grande professionista ed un grande capitano. Non sono io che posso fare paragoni con lui. Però quello che ha detto di me mi fa gonfiare il petto d'orgoglio».


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Le mancano, a fine allenamento, le sfide contro di lui al tiro da 3 punti? 
"Le facciamo ancora. L'ultima a Pesaro. E ho vinto io di poco. Però ero in canotta e pantaloncini mentre Gigi in borghese. Ho sfruttato il vantaggio». 

Rifarebbe tutte le scelte compiute fino ad oggi? 
«Non ho rimpianti. Rigiocherei ogni partita, ogni minuto, ogni secondo, prendendo gli stessi tiri. Tutto va contestualizzato al momento. Altrimenti non si cresce. Giuste o sbagliate che siano state, erano e restano le mie scelte».

In Ungheria, assente Melli, il capitano sarà Polonara. Come sta vivendo Achille questa investitura? 
«Siamo felicissimi per lui. È un ragazzo eccezionale con cui sto legando sempre di più anche fuori dal campo. Vederlo protagonista a Pesaro è stato molto bello. Ha affrontato con forza una situazione difficile (il tumore ad un testicolo, ndc) e ha vinto».

La sua famiglia è originaria di Agropoli, dove è nato anche un’altra ottima ala, Donato Avenia. C'è qualcosa di particolare lì nell'aria? 
«Secondo me il merito è delle mozzarelle di bufala. A parte gli scherzi, credo sia un semplice caso».

A proposito di mozzarelle, a Berlino le arrivano? 
«No, troppo distante. Mi mancano perché le adoro. Città bellissima Berlino, anche se la vivo poco, visto che spesso siamo in viaggio». 

Oggi Berlino e domani Salt Lake City visto che i diritti su di lei sono passati da Detroit, dove è finto Fontecchio, agli Utah Jazz? 
«Non ho un’ossessione per la NBA. Certo, sono felice delle attenzioni, però ora devo pensare alla partita contro l'Ungheria, alla stagione con l'Alba, quindi al preolimpico e poi, spero, alle Olimpiadi, il mio sogno da bambino. Concentrarmi su quello che potrebbe succedere mi farebbe solo sprecare energie che invece devo mettere sul presente». 


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Chissà se ha mai visto Iron Man, il supereroe della Marvel che grazie alla sua tuta dotata di cinque turbine a gas vola verso l'alto. Gabriele Procida non ne ha bisogno. A spingerlo spesso sopra il canestro sono dei garretti esplosivi e a una mano morbidissima, hanno solleticato le attenzioni non solo dell'Alba Berlino ma anche della NBA. Intanto oggi se lo gode la Nazionale. 

Procida, nella vittoria sulla Turchia 7 punti e ben 10 rimbalzi. Siamo alla maturazione completa? 
«Non guardo mai alla mia prova. Tutta la squadra ha giocato una grande partita. Loro ci hanno messo inizialmente in difficoltà. Siamo stati bravi a rimanere dentro la gara e cambiare passo grazie all'intensità difensiva, che ci ha consentito di ribaltare l'inerzia e vincere».

Questa filosofia di gioco si adatta alla perfezione alle sue caratteristiche, non crede? 
«Sono un po’ di anni che milito in squadre senior e sono cresciuto mentalmente. Per diventare un giocatore completo occorre essere presente sia in attacco che in difesa. Alla squadra servono non solo i punti ma anche le cose “sporche”: un rimbalzo, una palla rubata, uno sfondamento subito».

Parla con grande maturità. Procida oggi è un giovane...vecchio? 
«Non esageriamo. Certamente le scelte che ho fatto mi hanno aiutato e non rimpiango nulla di questa mia prima parte di carriera, neanche quando ho lasciato Cantù per la Fortitudo: è stata una stagione che mi ha insegnato tante cose. Mi sono affrancato, perché per la prima volta ho vissuto da solo lasciando la comfort zone dove ero cresciuto».

Ora è arrivata la benedizione di Gigi Datome. "E' più pronto di quanto non fossi io alla sua età" ha detto. Si sente lusingato? 
«Gigi io l'ho vissuto poco come compagno, ma stargli a fianco è stato favoloso. Sia per quello che ho potuto rubare con gli occhi che per i consigli che mi ha dato. Si è sempre mostrato come un grande professionista ed un grande capitano. Non sono io che posso fare paragoni con lui. Però quello che ha detto di me mi fa gonfiare il petto d'orgoglio».


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